tempo di scelte
Emeroth giace stanco di fronte al fuoco del suo accampamento. I clan visitati l'hanno sì ascoltato, ma anche messo alla prova come nuovo Re e non hanno mancato di far sentire le loro richieste. I celti non sono un popolo timido ma le incursioni dei Pitti l'hanno reso ancora più sfrontato ed a farne le spese ora è appunto Emeroth.
Il giovane Re vorrebbe il suo caro amico Tanai accanto a sé e comincia a temere di avere sbagliato a mandarlo altrove, ora che gli sarebbe utile come consigliere. Alle sue orecchie poi sono giunti mormorii ed illazioni che hanno dell'assurdo: alcuni celti pensano che il Re abbia allontanato Tanai temendo che quest'ultimo potesse diventare troppo popolare. "Si sa" mormorano le voci "Tanai mira al potere, è già riuscito a scalzare Cathbad facendolo sperdere chissà dove".
Emeroth continua però il suo viaggio, spronando i celti a stargli accanto e seguirlo in questa dura battaglia contro i Pitti; spesso è chiamato a formulare giudizi e finora è riuscito ad uscirne dignitosamente. Durante le feste, che molti offrono in onore del Re, Emeroth non si lascia mai andare alla malinconia o alla tristezza, ma partecipa sempre dimostrandosi energico e pronto a raccontare le sue storie (anche se qualcuno dei suoi amici non ne può veramente più di sentir parlare del Cinghiale Bianco!). Ed è anche l'occasione per aprire bene gli occhi e capire davvero chi gli è fedele e chi invece si potrebbe rivelare un infido traditore.
Ogni nuova visita di Emeroth nei Dun richiede inoltre che il Re si dimostri generoso e così è: Emeroth e il Ramo Rosso si mettono sempre a disposizione, operando anche umili lavori come riparare gli steccati che hanno bisogno di essere riparati, oppure partecipando alla caccia contribuendo così a ritornare dalle battute con ricchi bottini di selvaggina.
Ma lo scopo principale di queste visite è radunare i guerrieri sotto il suo stendardo, facendo sì che si fidino di lui.
"Vi aspetto per Belthain, al passo di Pratolungo" continua a raccomandarsi Re Emeroth. Non tutti sono pienamente convinti ma pochi hanno il coraggio di dissentire apertamente e costoro sono i più pericolosi. A chi si oppone apertamente all'idea Emeroth sa come ribattere e prima o poi riesce a spuntarla.
In un Dun, che si è dimostrato particolarmente coriaceo, Emeroth perde pure la pazienza.
"Basta così!" alza la voce ad un certo punto della discussione "Sfido il vostro guerriero più forte: se ce la farà a battermi vuol dire che siete davvero capaci di difendervi da soli dai Pitti ed allora potrete fare come vi pare. Se vinco io però dovrete presentari a Pratolungo".
La gente rimane stupita dalle sue parole. Il Re, normalmente, non si espone così in prima persona: è pericoloso e poi, se perdesse, rischierebbe di infangare la propria reputazione. Molti mormorano che combattere sarebbe un compito per il campione del Re ed altri approfittano per chiedersi dove sia andato Cumain...
"Non darmi vantaggio perché sono il Re" dice Emeroth al giovane ragazzo che si sta facendo strada verso di lui, il figlio del signore del Dun "oppure trasformerò in tragedia questa piccola dimostrazione". I due si armano con due lunghi bastoni, pronti ad affrontarsi. Il ragazzo è forte ed abile, ma non può niente contro l'abilità di Emeroth e dopo poco il giovane giace riverso a terra dolorante.
"Tuo figlio è capace" dice Emeroth al signore del Dun "ti offro di prenderlo sotto la mia custodia, nel Ramo Rosso". La faccia di molti cambia dopo aver sentito l'offerta: non solo Emeroth è riuscito nel suo intento ma sta anche facendo un grande onore ai suoi ospiti.
Mochta è orgoglioso di Emeroth ma si accorge con malincuore che il suo padre adottivo Olcan non ha la stessa stima nei confronti del Re: il malcontento serpeggia anche dove non ce lo si sarebbe aspettato.
Intanto Tanai e Cumain dovrebbero ormai essere di ritorno dalla loro impresa. Scarse però sono le voci che li precedono ed Emeroth non riesce ad avere loro notizie. Cumain ogni notte è sempre più inquieto e spesso si sveglia a causa degli incubi.
"Andate via, lasciatemi in pace! Non la troverete mai!" urla una volta spaventato. Tanai, che sta ascoltando tutto, fa invece finta di essere addormentato ma dopo un po' Cumain gli si avvicina e fa per svegliarlo.
"Non posso più tacerti bardo" gli dice Cumain "devi seguirmi, devo mostrarti una cosa".
Tanai si volta e lo guarda negli occhi. Il Campione del Re è sconvolto. Mormorando un cenno di assenso Tanai si alza in piedi pronto a seguirlo. Le colline sono brulle e le leggende narrano che siano state ridotte così dai Fir Bolg. Cumain però pare piuttosto sicuro di sé e conduce Tanai nonostante la fioca luce della Luna calante.
"A volte Cumain mancava dal Dun" riflette Tanai "forse venia qui. O forse tornava al suo Dun, da Ethain". Le voci dicono che la moglie di Cumain sia di rara bellezza e che tanto abbia fatto lui per conquistarla tanto poco, dopo, per mantenerne l'affetto. Ethain, era la figlia di Fergus, il Campione di Re Connor McFinn... alcune voci dicono che Cumain l'avesse sposata per interesse. Ma ora l'attenzione di Tanai è rivolta al terreno che, stranamente, si è fatto pieno di crateri ed innaturali rivoltamenti. Il panorama è decisamente inquietante.
"E qui! E qui!" sussurra Cumain "E' qui che l'ho nascosta" ed una volta fatta questa piccola rivelazione Cumain parla con più facilità. "Loro la cercano sempre, rivoltando il terreno e venendo nei miei sogni".
Alla fine Cumain si fa strada all'interno di una caverna e dopo essersi guardato intorno con fare guardingo raccoglie da sotto un cumulo di sassi un panno che svolge e mostra a Tanai. Gli occhi di Cumain sono febbricitanti dall'emozione.
Tanai vede che l'uomo ha in mano una pietra cubica e capisce subito che questa emana uno strano potere. Il bardo riconosce immediatamente la pietra che Emeroth gli ha raccontato di aver trovato durante la sua Ordalia in compagnia di Cumain.
"E' un potere antico, che si può plasmare" dice Cumain.
"Allora sei tu" risponde invece Tanai "colui da cui Cathbad ci ha messo in guardia"
"Sì! Ma io non sono in grado di evocare questo potere Tanai... ma tu sì. Ed Emeroth ora è lontano e non possiamo chiedere il suo consiglio"
"Cumain, non credo che i Vermi della Terra ci ubbidirebbero" interloquisce Tanai.
"Ma sì invece! Io ci ho già parlato e quasi sono riuscito a dominarli. Questa pietra ha una grande influenza su di loro e tu saprai certamente trovare il modo giusto di usarla".
Ma nessuna delle parole che prova ad utilizzare Tanai ha l'effetto di calmare Cumain, sempre più eccitato. Cumain dice che c'è poco tempo, che devono sbrigarsi, che loro la cercano di continuo.
"Vieni! Vieni ora Tanai" dice infine con un sorriso invasato Cumain, poi esce dalla caverna, seguito dal bardo, sempre più sbalordito.
"Aspetta Cumain! Stai per chiamare forze che non saprai controllare!" avverte Tanai.
"Io no! Ma tu sì! E dovrai farlo ora! Vi chiamo ancora una volta, Vermi della Terra" urla il Campione del Re.
La luna si oscura, mentre con sgomento Tanai capisce che la valle si sta riempendo di presenze ostili...
Sale la nebbia nell'accampamento del Re. E' una nebbia strana e mano a mano che sfiora le i celti questi si addormentano o cadono addormentati a terra. Anche Mochta cede allo strano sonno che sta avviluppando l'accampamento. Maleya invece segue da lontano il corteo del Re e percepisce anche lei la stranezza nell'aria. Con un certo timore osserva sopraggiungere tre figure che si fanno strada, lentamente, tra i corpi dei celti addormentati. Le sentinelle non possono dare l'allarme e le figure continuano la loro passeggiata indisturbate. Maleya si avvicna all'accampamento ma subito un buon numero di corvi neri come la pece atterrano di fronte a lei per sbarrarle il cammino. Maleya cerca di ignorare le bestie anche se è difficile farsi strada tra la nebbia, i corvi e i celti svenuti a terra. Alla fine Maleya inciampa sul povero Mochta e così facendo lo risveglia dal suo sonno. Mochta è spaventato ma teme per Emeroth: rialzatosi in piedi giunge presso di lui poco dopo le tre figure.
"Salute a te, Re Emeroth" dice sorniona una delle Morrigan.
"Salve a voi, arpie" risponde sicuro il Re.
"Rechiamo visita al Re dei Celti" esordisce la Madre "e speriamo che la cosa non ti disturbi".
"Temo che non sia una visita di cortesia..." continua spavaldo Emeroth.
Maleya si nasconde dietro ad un cespuglio, ma Mochta invece si affianca ad Emeroth pensando ingenuamente di poterlo difendere. Le tre donne si fermano ad osservare il ragazzo, con gli occhi socchiusi di chi studia una preda, poi sorridono. Mochta estrai il suo coltello ma le Morrigan non prestano già più attenzione a lui, ora.
"Re Emeroth, ci rechi un'offesa accogliendoci con una lama; noi veniamo per discutere con te, per portare un'offerta, ma se preferisci ce ne andremo" dice infine la Vecchia.
"Sedetevi e parliamo" dice infine Emeroth costringendo Mochta a rinfoderare la sua arma.
"Noi teniamo alla sorte degli uomini" dice la Giovane "e desideriamo che tu possa regnare a lungo: veniamo a portarti la nostra amicizia ed un consiglio".
Un bimbo albino piange disperatamente mentre intorno a lui salgono alte le fiamme. Nelle vicinanze una mano giace morta e forti si levano le urla della battaglia.
"Tuo figlio è in pericolo ed anche tua moglie" dice la Madre. "Non arriverai in tempo per salvarli".
"E quindi cosa proponete?" chiede Emeroth cercando di mantenere un'aspetto distaccato.
"Noi potremmo arrivare per tempo e sarebbe un modo per dimostrare la nostra amicizia verso il Re".
"Ed in cambio, cosa volete?"
"Lasciaci usare il Calderone di Taran. Potremo opporci alle forze che muovono questi eventi, i tuoi nemici, i nostri nemici, i nemici del tuo unico figlio".
"Sapevo già a cosa andavo incontro scegliendo di intraprendere questo viaggio" mente Emeroth.
"Stai cercando di dirci che hai già sacrificato tua moglie e tuo figlio?" sbuffa la Madre "Non ti crediamo" risponde la Vecchia mentre la Giovane sorride astutamente.
"Vai via Mochta" ordina infine Emeroth ed anche se non vorrebbe il ragazzo è costretto ad obbedire.
"Va bene" cede infine Emeroth "potrete usare il Calderone, ma prima ditemi: potrò controllare i Vermi della Terra per sconfiggere i Pitti?"
"Dopo quello che è accaduto in passato?" risponde la Madre "MAI i Fir Bolg si piegheranno ai loro carcerieri, a meno di legarli in un gioco davvero, davvero pericoloso".
Il giovane Re vorrebbe il suo caro amico Tanai accanto a sé e comincia a temere di avere sbagliato a mandarlo altrove, ora che gli sarebbe utile come consigliere. Alle sue orecchie poi sono giunti mormorii ed illazioni che hanno dell'assurdo: alcuni celti pensano che il Re abbia allontanato Tanai temendo che quest'ultimo potesse diventare troppo popolare. "Si sa" mormorano le voci "Tanai mira al potere, è già riuscito a scalzare Cathbad facendolo sperdere chissà dove".
Emeroth continua però il suo viaggio, spronando i celti a stargli accanto e seguirlo in questa dura battaglia contro i Pitti; spesso è chiamato a formulare giudizi e finora è riuscito ad uscirne dignitosamente. Durante le feste, che molti offrono in onore del Re, Emeroth non si lascia mai andare alla malinconia o alla tristezza, ma partecipa sempre dimostrandosi energico e pronto a raccontare le sue storie (anche se qualcuno dei suoi amici non ne può veramente più di sentir parlare del Cinghiale Bianco!). Ed è anche l'occasione per aprire bene gli occhi e capire davvero chi gli è fedele e chi invece si potrebbe rivelare un infido traditore.
Ogni nuova visita di Emeroth nei Dun richiede inoltre che il Re si dimostri generoso e così è: Emeroth e il Ramo Rosso si mettono sempre a disposizione, operando anche umili lavori come riparare gli steccati che hanno bisogno di essere riparati, oppure partecipando alla caccia contribuendo così a ritornare dalle battute con ricchi bottini di selvaggina.
Ma lo scopo principale di queste visite è radunare i guerrieri sotto il suo stendardo, facendo sì che si fidino di lui.
"Vi aspetto per Belthain, al passo di Pratolungo" continua a raccomandarsi Re Emeroth. Non tutti sono pienamente convinti ma pochi hanno il coraggio di dissentire apertamente e costoro sono i più pericolosi. A chi si oppone apertamente all'idea Emeroth sa come ribattere e prima o poi riesce a spuntarla.
In un Dun, che si è dimostrato particolarmente coriaceo, Emeroth perde pure la pazienza.
"Basta così!" alza la voce ad un certo punto della discussione "Sfido il vostro guerriero più forte: se ce la farà a battermi vuol dire che siete davvero capaci di difendervi da soli dai Pitti ed allora potrete fare come vi pare. Se vinco io però dovrete presentari a Pratolungo".
La gente rimane stupita dalle sue parole. Il Re, normalmente, non si espone così in prima persona: è pericoloso e poi, se perdesse, rischierebbe di infangare la propria reputazione. Molti mormorano che combattere sarebbe un compito per il campione del Re ed altri approfittano per chiedersi dove sia andato Cumain...
"Non darmi vantaggio perché sono il Re" dice Emeroth al giovane ragazzo che si sta facendo strada verso di lui, il figlio del signore del Dun "oppure trasformerò in tragedia questa piccola dimostrazione". I due si armano con due lunghi bastoni, pronti ad affrontarsi. Il ragazzo è forte ed abile, ma non può niente contro l'abilità di Emeroth e dopo poco il giovane giace riverso a terra dolorante.
"Tuo figlio è capace" dice Emeroth al signore del Dun "ti offro di prenderlo sotto la mia custodia, nel Ramo Rosso". La faccia di molti cambia dopo aver sentito l'offerta: non solo Emeroth è riuscito nel suo intento ma sta anche facendo un grande onore ai suoi ospiti.
Mochta è orgoglioso di Emeroth ma si accorge con malincuore che il suo padre adottivo Olcan non ha la stessa stima nei confronti del Re: il malcontento serpeggia anche dove non ce lo si sarebbe aspettato.
Intanto Tanai e Cumain dovrebbero ormai essere di ritorno dalla loro impresa. Scarse però sono le voci che li precedono ed Emeroth non riesce ad avere loro notizie. Cumain ogni notte è sempre più inquieto e spesso si sveglia a causa degli incubi.
"Andate via, lasciatemi in pace! Non la troverete mai!" urla una volta spaventato. Tanai, che sta ascoltando tutto, fa invece finta di essere addormentato ma dopo un po' Cumain gli si avvicina e fa per svegliarlo.
"Non posso più tacerti bardo" gli dice Cumain "devi seguirmi, devo mostrarti una cosa".
Tanai si volta e lo guarda negli occhi. Il Campione del Re è sconvolto. Mormorando un cenno di assenso Tanai si alza in piedi pronto a seguirlo. Le colline sono brulle e le leggende narrano che siano state ridotte così dai Fir Bolg. Cumain però pare piuttosto sicuro di sé e conduce Tanai nonostante la fioca luce della Luna calante.
"A volte Cumain mancava dal Dun" riflette Tanai "forse venia qui. O forse tornava al suo Dun, da Ethain". Le voci dicono che la moglie di Cumain sia di rara bellezza e che tanto abbia fatto lui per conquistarla tanto poco, dopo, per mantenerne l'affetto. Ethain, era la figlia di Fergus, il Campione di Re Connor McFinn... alcune voci dicono che Cumain l'avesse sposata per interesse. Ma ora l'attenzione di Tanai è rivolta al terreno che, stranamente, si è fatto pieno di crateri ed innaturali rivoltamenti. Il panorama è decisamente inquietante.
"E qui! E qui!" sussurra Cumain "E' qui che l'ho nascosta" ed una volta fatta questa piccola rivelazione Cumain parla con più facilità. "Loro la cercano sempre, rivoltando il terreno e venendo nei miei sogni".
Alla fine Cumain si fa strada all'interno di una caverna e dopo essersi guardato intorno con fare guardingo raccoglie da sotto un cumulo di sassi un panno che svolge e mostra a Tanai. Gli occhi di Cumain sono febbricitanti dall'emozione.
Tanai vede che l'uomo ha in mano una pietra cubica e capisce subito che questa emana uno strano potere. Il bardo riconosce immediatamente la pietra che Emeroth gli ha raccontato di aver trovato durante la sua Ordalia in compagnia di Cumain.
"E' un potere antico, che si può plasmare" dice Cumain.
"Allora sei tu" risponde invece Tanai "colui da cui Cathbad ci ha messo in guardia"
"Sì! Ma io non sono in grado di evocare questo potere Tanai... ma tu sì. Ed Emeroth ora è lontano e non possiamo chiedere il suo consiglio"
"Cumain, non credo che i Vermi della Terra ci ubbidirebbero" interloquisce Tanai.
"Ma sì invece! Io ci ho già parlato e quasi sono riuscito a dominarli. Questa pietra ha una grande influenza su di loro e tu saprai certamente trovare il modo giusto di usarla".
Ma nessuna delle parole che prova ad utilizzare Tanai ha l'effetto di calmare Cumain, sempre più eccitato. Cumain dice che c'è poco tempo, che devono sbrigarsi, che loro la cercano di continuo.
"Vieni! Vieni ora Tanai" dice infine con un sorriso invasato Cumain, poi esce dalla caverna, seguito dal bardo, sempre più sbalordito.
"Aspetta Cumain! Stai per chiamare forze che non saprai controllare!" avverte Tanai.
"Io no! Ma tu sì! E dovrai farlo ora! Vi chiamo ancora una volta, Vermi della Terra" urla il Campione del Re.
La luna si oscura, mentre con sgomento Tanai capisce che la valle si sta riempendo di presenze ostili...
Sale la nebbia nell'accampamento del Re. E' una nebbia strana e mano a mano che sfiora le i celti questi si addormentano o cadono addormentati a terra. Anche Mochta cede allo strano sonno che sta avviluppando l'accampamento. Maleya invece segue da lontano il corteo del Re e percepisce anche lei la stranezza nell'aria. Con un certo timore osserva sopraggiungere tre figure che si fanno strada, lentamente, tra i corpi dei celti addormentati. Le sentinelle non possono dare l'allarme e le figure continuano la loro passeggiata indisturbate. Maleya si avvicna all'accampamento ma subito un buon numero di corvi neri come la pece atterrano di fronte a lei per sbarrarle il cammino. Maleya cerca di ignorare le bestie anche se è difficile farsi strada tra la nebbia, i corvi e i celti svenuti a terra. Alla fine Maleya inciampa sul povero Mochta e così facendo lo risveglia dal suo sonno. Mochta è spaventato ma teme per Emeroth: rialzatosi in piedi giunge presso di lui poco dopo le tre figure.
"Salute a te, Re Emeroth" dice sorniona una delle Morrigan.
"Salve a voi, arpie" risponde sicuro il Re.
"Rechiamo visita al Re dei Celti" esordisce la Madre "e speriamo che la cosa non ti disturbi".
"Temo che non sia una visita di cortesia..." continua spavaldo Emeroth.
Maleya si nasconde dietro ad un cespuglio, ma Mochta invece si affianca ad Emeroth pensando ingenuamente di poterlo difendere. Le tre donne si fermano ad osservare il ragazzo, con gli occhi socchiusi di chi studia una preda, poi sorridono. Mochta estrai il suo coltello ma le Morrigan non prestano già più attenzione a lui, ora.
"Re Emeroth, ci rechi un'offesa accogliendoci con una lama; noi veniamo per discutere con te, per portare un'offerta, ma se preferisci ce ne andremo" dice infine la Vecchia.
"Sedetevi e parliamo" dice infine Emeroth costringendo Mochta a rinfoderare la sua arma.
"Noi teniamo alla sorte degli uomini" dice la Giovane "e desideriamo che tu possa regnare a lungo: veniamo a portarti la nostra amicizia ed un consiglio".
Un bimbo albino piange disperatamente mentre intorno a lui salgono alte le fiamme. Nelle vicinanze una mano giace morta e forti si levano le urla della battaglia.
"Tuo figlio è in pericolo ed anche tua moglie" dice la Madre. "Non arriverai in tempo per salvarli".
"E quindi cosa proponete?" chiede Emeroth cercando di mantenere un'aspetto distaccato.
"Noi potremmo arrivare per tempo e sarebbe un modo per dimostrare la nostra amicizia verso il Re".
"Ed in cambio, cosa volete?"
"Lasciaci usare il Calderone di Taran. Potremo opporci alle forze che muovono questi eventi, i tuoi nemici, i nostri nemici, i nemici del tuo unico figlio".
"Sapevo già a cosa andavo incontro scegliendo di intraprendere questo viaggio" mente Emeroth.
"Stai cercando di dirci che hai già sacrificato tua moglie e tuo figlio?" sbuffa la Madre "Non ti crediamo" risponde la Vecchia mentre la Giovane sorride astutamente.
"Vai via Mochta" ordina infine Emeroth ed anche se non vorrebbe il ragazzo è costretto ad obbedire.
"Va bene" cede infine Emeroth "potrete usare il Calderone, ma prima ditemi: potrò controllare i Vermi della Terra per sconfiggere i Pitti?"
"Dopo quello che è accaduto in passato?" risponde la Madre "MAI i Fir Bolg si piegheranno ai loro carcerieri, a meno di legarli in un gioco davvero, davvero pericoloso".