Friday, January 27, 2006

un nuovo viaggio

“Da troppo tempo non ci vediamo in volto, e non parliamo l’uno di fronte all’altro. Da quando i miei impegni di re si sono frapposti l’uno all’altro. È arrivato dunque ora il tempo in cui mi appello non al potere della mai corona, ma alla nostra antica amicizia, affinché si ponga fine a questa nostra mancanza.”
Lentamente, nella mente di Felab, la voce che per alcuni istanti era diventata quella del Re Connor McFinn ritorna ad essere quella del messaggero, il suo stesso figlio Emeroth.
Sono effettivamente molti anni che i due non si vedono, fin dall’inizio del regno di Connor, un segno saggio e pacifico. Troppo pacifico, a detta di molti, poiché sono molti, ormai, a vedere nella pace solo un travestimento per la debolezza e la codardia.
Di fronte al messaggio Felab è combattuto. Non può ignorare la convocazione di Connor, né come re né come amico, ma il viaggio durerà alcuni giorni, e la permanenza al Dun del re per i giorni di Belthain potrebbe anche protrarsi per settimane. Cosa potrebbe succedere nel suo Dun durante la lunga assenza? E se si presentasse Lungamano senza trovarlo ad attenderlo? Se Ronan, il suo apprendista, scoprisse qualcosa del suo segreto?
Felab convoca quindi il ragazzo e gli comunica la sua partenza, proibendogli di accendere il fuoco della fornace per tutto il periodo della sua assenza.
“Sono un bravo apprendista!" replica offeso Ronan "Perché ora che ho la possibilità di dimostrarlo mi viene impedito?”
Felab non può ignorare neppure i motivi di Ronan, e acconsente ad affidargli l’uso della fucina, ma non senza una condizione: il fuoco dovrà essere spento ogni notte, e riacceso non prima del mattino successivo.
Non passa molto tempo prima che al Dun si manifesti anche Feilhelm, la Madre delle Erbe. Anche lei ha intenzione di recarsi al Dun di Connor per i giorni di Belthain. Chi rimarrà dunque presso il Dun, dato che anche la figlia maggiore di Felab, in quanto apprendista della Madre delle Erbe, vuole condividere il viaggio della sua mentore? La reggenza del Dun sarebbe stata di diritto compito di Rhian, la figlia maggiore di Felab, ma è chiaro che la ragazza preferirebbe partire con loro.
Felab decide quindi di affidare il Dun a Ronan, il suo apprendista. La piccola compagnia intraprende quindi il suo viaggio, e non passa molto prima che la mente di Felab si affolli di preoccupazioni: riuscirà Ronan a gestire il Dun? Troverà la spada che stava forgiando con il ferro fatato portato da Lungamano?
Arriva la notte, e con essa la pioggia. I viandanti prendono dunque riparo in una sorta di caverna, sotto le grosse radici di una quercia secolare. Ma i quattro sono destinati ad avere molte visite, prima che arrivi l’alba.
Il primo visitatore è un enorme corvo, che si ferma di fronte alla caverna, come ad osservare i suoi occupanti. I viaggiatori lo guardano inquieti: l'animale è certo foriero di un qualche presagio. Nel momento stesso in cui il corvo decide di spiccare il volo, all’orizzonte appare un altro viaggiatore. Questi è un uomo alto e magro, il cui volto è segnato da una lunga cicatrice che va dalla tempia al mento, attraversando l’occhio sinistro ormai cieco. Felab non può che invitarlo ad entrare, nel nome dell’ospitalità, e il nuovo arrivato prende un posto in disparte della caverna, senza dire parola.
È quindi la volta di altri due viaggiatori, Ongus. un noto bardo che viaggia anche lui verso il Dun del Re a portare le notizie che vengono dal resto di Eire, e il suo apprendista, Tanai, un amico di vecchia data del suo quasi coetaneo Emeroth.
I viaggiatori condividono il cibo che hanno portato con sé, e Ongus lascia che sia il suo apprendista ad allietare la serata con il racconto di una antica leggenda. Tanai sceglie una vecchia storia sui primi uomini, che strinsero un patto con Eire per costruire i loro villaggi, ma alla fine quando Eire sciolse il patto perché gli uomini si erano spinti oltre ai confini che aveva tracciato, gli uomini decisero di non stringerne un nuovo, ma procedere con le loro sole forze.
Anche il taciturno viandante orbo sembra ascoltare la storia con molta attenzione, e alla fine della storia, sotto lo sguardo incuriosito degli altri, con le erbe contenute nel suo fagotto prepara una sorta di intruglio che offre agli altri che, seppur riluttanti, accettano l’offerta per non infrangere la tradizione dell'ospitalità.
E' quindi il sonno a prendere il suo posto nella notte scura. Uno dopo l’altro tutti i viaggiatori cadono addormentati, per ultimo Tanai, che prima di addormentarsi, già a metà tra il torpore e la veglia, vede il misterioso figuro che lo osserva con attenzione, mentre da fuori si sente il battere degli zoccoli dei cavalli impauriti da qualcosa. Il gracchiare di un corvo rende la scena ancora più tesa, come in un incubo, e il grosso uccello si ferma di fronte all’ingresso della caverna ripetendo le sue grida, fino a che il viaggiatore guercio non lo costringe a fuggire brandendo un tizzone del focolare.
Ricordando che il corvo è un animale sacro, Tanai commente “porta male”. L’ultima cosa che sente prima di cadere definitivamente nel sonno è la risposta dello sconosciuto, le sue prime e ultime parole.
“Non se sei già dannato.”

Sunday, January 15, 2006

la storia ha inizio

Feilhelm era sposata con Chiaran McNessa, abile e roboante Guerriero del Ramo Rosso. I Guerrieri del Ramo Rosso erano i guerrieri scelti di McFinn, noti per la loro abilità, fierezza e coraggio. Feilhem e Chiaran però non convivono più: la sterilità della donna ha incrinato più o meno apertamente la loro relazione ed ora Chiaran vive presso l'Emayn del Re. La bravura di Chiaran è indiscussa, tanto è vero che è stato in lizza per diventare "Maestro del Ramo Rosso", carica che poi è stata affidata al cugino del Re: Fergus McFinn. Ma i McNessa sono comunque una famiglia importante per il clan dei McFinn, non solo perché le leggende raccontano che è stato un McNessa a scacciare da Erin Lug il luminoso (divinità del Sole) durante la guerra contro i Tuatha de Danaan, ma anche perché molti di loro fanno parte - a giusto merito - del Ramo Rosso.
Da quando Chiaran vive presso Re Connor McFinn ha avuto un'altra storia, ma non è durata. Tutti comunque hanno una grande stima e venerazione per Feilhelm: la sua saggezza fa sì che la sua opinione sia tenuta in altissima considerazione. Ed è così per molti, ma non per Cathbadh: capo dei druidi, consigliere personale di Re Connor e primo officiante delle principali festività. Il druido, uomo determinato e sicuro di sé, ha amato la giovane Feilhelm, ma la donna, anche lei già avviata sulle strade della conoscenza druidica, non ricambiò il suo affetto. Cathbadh rimase molto ferito dal rifiuto e alcune voci sgradevoli dicono che se Feilhelm non è mai diventata un druido, ma è rimasta una Madre delle Erbe come la sua insegnate Brigid, è per l'estromissione operata da Cathbadh.
Feilhelm è comunque una donna forte e lo dimostra anche nel suo stile di vita: abita al di fuori del Dun, per stare in contatto con quella natura che è alla base della sua sapienza. Ma anche la sua defunta insegnate ha significato molto per lei, soprattutto per gli insegnamenti di vita: le ha trasmesso l'altruismo e la generosità. Feilhelm è diventata una donna disponibile e riflessiva, sempre in viaggio per prestare aiuto (che non rifiuta mai a nessuno) e cogliere le erbe necessarie alla sua professione di cerusica e levatrice. Stando sempre in contatto con la gente Feilhelm conosce bene molte persone. Tra questi vi è anche Mastro Felab, frabbro di indiscussa fama all'interno del Dun, e la sua famiglia. Feilhelm infatti istruisce la primogenita di Felab, Rhian; e comunque è anche cara amica di Felab per il quale nutre una certa predilizione.

Mastro Felab è un uomo forte ed autoritario ma segnato da alcuni drammi familiari: la moglie è morta di parto durante la nascita del loro terzogenito, Ferdrad. A quel parto, come a tutti i precedenti, assistette Feilhelm e tutto stava andando bene fino a quando un'emorragia strana ed improvvisa portò via la donna. Feilhelm non ha mai trovato il coraggio per raccontare l'intera vicenda a Felab, sentendosi forse un po' colpevole ma sopratutto per non affliggere l'uomo con inutili particolari.
E proprio Ferdrad, il minore dei tre figli, un ragazzo dalla natura schiva e silenziosa, è scomparso recentemente in modo misterioso. Cathbadh il druido, amico di infanzia di Felab, aveva chiesto al padre di affidargli l'istruzione del figlio. Felab non aveva nulla in contrario, anzi: la prospettiva era sicuramente ottima per un terzogenito. Ma il giovanissimo Ferdrad non ha mai preso in considerazione l'offerta, schivando quando possibile di affrontare l'argomento. Ma lo scorso anno, durante la festa del Belthain (i calendimaggio), il ragazzo è misteriosamente scomparso. Ferdrad doveva partecipare al rito della festa, impersonando Lug, ma non si presentò e sparì per tre lunghe settimane. Quando ormai tutti lo davano per spacciato il ragazzo si ripresentò alla casa del padre, di soppiatto, probabilmente per prendere del cibo. Ma Felab lo sorprese quella notte e nonostante la felicità di saperlo vivo non riuscì a trattenersi e gli si scagliò contro rimproverandolo aspramente per il suo comportamento.
Ferdrad non replicò niente: stette in silenzio tutto il tempo, rispondendo solo con occhiate di fuoco. Il padre in quell'occasione disse cose di cui ancora si pente amaramente. Quando Ferdrad ferito e furibondo voltò le spalle per andarsene il padre gli intimò di fermarsi o di non farsi più vedere. Ma il figlio scelse la seconda opzione e neanche l'intromissione e le suppliche del fratello maggiore Emeroth riuscirono a farlo desistere.
La primogenita di Felab, Rhian, è una giovane carina, vivace ed estremamente volitiva. Sia fisicamente che caratterialmente assomiglia in modo impressionante alla madre. Lei stessa ha chiesto a Feilhelm di diventare sua apprendista e adesso la ragazza abita con la sua maestra fuori dal Dun. Un giorno di pioggia Rhian, ha confessato a Feilhelm che lei è in grado di vedere la defunta madre negli specchi d'acqua. E la madre, quando le due si incontrano, le mette in guardia su quello che le riserva il futuro.

Mastro Felab è anche il carpentiere del Dun: ha presieduto a quasi tutti i lavori che sono stati operati. Ma sopratutto è rinomato per la sua abilità indiscussa di fabbro. E' stato lui a forgiare la spada del Re e le voci dicono che non esiste spada su Erin che possa resistere integra ai suoi colpi. Mastro Felab, per forgiarla, è stato aiutato da un figlio di Dana. Si fa chiamare dal fabbro "Lungamano": è una creatura alta, raffinata e nobile; vestito splendidamente, con un mantello e una spilla regali. Comparve una notte, misteriosamente, e con i suoi consigli e il suo aiuto insegnò al fabbro a raffinare la sua arte, fino alla perferzione. Una volta Lungamano si presentò con degli strani minerali e la richiesta di forgiarli nella forma che il fabbro avrebbe ritenuto migliore e la promessa di una ricompensa di egual valore. Il lavoro assorbì completamente Mastro Felab, tenendolo impegnato addirittura durante il parto di Ferdrad. Alla fine Felab ottenne dai minerali due splendide tiare e Lungamano ne fu molto soddisfatto: l'Argento Lunare che gli aveva affidato non era stato sprecato! Nonostante le sue capacità Felab è accompagnato da una fama di sventura. Girano voci sgradevoli sul suo conto, specie da quando Lomann uccise il fratello con un pugnale che Felab aveva forgliato. Lomann continua a dire che il pugnale era stregato e che non era mai stato nelle sue intenzioni uccidere il fratello. D'altro canto Re Connor acclama l'abilità di Felab e l'arma che porta al fianco ne è testimone. Tra Felab e Connor vi è amicizia sin dall'infanzia e il Re è anche il padrino di Emeroth.

Emeroth vive da molti anni presso l'Emayn del Re e segue gli insegamenti di Fergus McFinn per diventare un Guerriero del Ramo Rosso. Fergus McFinn è quasi un eroe vivente ed è tanto abile con la spada da adombrare perfino il valore dei McNessa. Questo stesso anno Emeroth entrerà a far parte della compagnia e, nonostante la sua natura modesta, il giovane freme all'avvicinarsi dell'evento. Emeroth, inoltre, è innamorato della figlia di Fergus, Ethain. La ragazza è davvero molto bella (e sa di esserlo), elegante e spigliata. Lei forse ricambierebbe anche le attenzioni di Emeroth ma gli amici di lui dicono che le voci riguardo alla sua famiglia ("il figlio del fabbro maledetto, il fratello dello scomparso") le incutano timore.
Emeroth era anche particolarmente legato al fratello minore, nonostante i due non abbiano mai parlato molto. Il giovane non ce l'ha con Ferdrad per le cattive voci sul suo conto, ma a dire il vero i due non si sono mai capiti molto. Una volta i cacciatori hanno detto ad Emeroth di aver visto Ferdrad nel bosco e lui ha abbandonato le sue incombenze per andare a cercarlo. Fu una notte lunga e difficile: i lupi ululavano e ringhiavano ed Emeroth ha temuto per la sua vita. Non sa come ha fatto a tornare vivo indietro, certo è che Fergus non fu molto contento del suo comportamento.

Tanai O'Shea è un giovane apprendista bardo che gira il paese con il suo mastro Ongus: un uomo attempato che, nonostante non abbia la qualifica di Giudice Breon è rinomato per la sua saggezza. C'è chi dice che, se fosse un po' più stanziale, Connor McFinn l'avrebbe sicuramente voluto come suo bardo personale, ma l'uomo non ha mai accettato di rinamenere fermo in un luogo. Il padre di Tanai invece è un bravo allevatore di cavalli ed ha cresciuto il figlio libero e felice tra i suoi pascoli. Ed è nei pascoli e nei boschi dove è cresciuto che Tanai nasconde un segreto: durante la sua prima infanzia egli ha conosciuto un bambino del popolo fatato e i due sono diventati amici. Regolarmente i due si frequentavano ed insegnavano l'uno all'altro i misteri e le abitudini del proprio popolo. Solo ora che sono cresciuti e che Tanai viaggia con il proprio maestro i due amici non si frequentano più, ma i due si sono lasciati in amicizia e tra loro c'è ancora affetto.
Anche la famiglia di Tanai ha subito un triste lutto: il maggiore dei fratelli di Tanai è morto durante una razzia. I ladri volevano portare via i loro preziosi cavalli e Buadach non si è arreso fino a che la vicenda non è finita in tragedia.
Molti trovano che Ongus sia troppo vecchio per avere un pupillo giovane come Tanai che non sarà maturo a sufficienza per sostituirlo quando sarà il momento, ma Tanai è uno studente molto promettente e il maestro lo apprezza per le sue ottime capacità: presto Ongus partirà per andare a trovare Connor McFinn per la festa del Belthain e Tanai lo seguirà in qualità di suo successore!

Thursday, January 05, 2006

prologo

Il vento gelido dell'inverno soffiò tra i rami del bosco: un vento inclemente, di quelli dai quali non è possibile ripararsi e che arrivano direttamente alle ossa. Uno di quei venti che solo il tepore di un fuoco e del vino caldo speziato possono allontanare.
Il lupo si alzò dalla sua cuccia: la sua pelliccia non bastava più a ripararlo. Perché il gelo più forte non era quello del vento e della neve ma quello dentro di lui, la sua solitudine. Si alzò sulle zampe e guaì, fece qualche passetto sulla neve e poi si lanciò di corsa tra gli alberi e poi giù per la collina, poi ancora boschi e ancora colline. Squarci di luna e di stelle apparirono sopra la coltre di nubi cariche di neve.
L'animale si fermò, il gelo, quello del vento, ora non lo sentiva più. Tutto il suo corpo surriscaldato era avvolto da una nube di vapore. Lontato da lui nella valle c'era una piccola costruzione, una capanna con un comignolo dal quale si innalzava un filo di fumo. Alle sue narici arrivarono odori. Odori fortissimi: di uomini, di carne secca, di legumi scaldati sul fuoco, di cipolle cotte sotto la cenere. La mente del lupo si affollò di immagini, lampi di luce che affioravano e annegavano nel buio dell'incoscenza; ogni lampo era una lama freddissima. Il lupo alzò gli occhi, vide la luna e pianse ed ululò...

Stava ormai albeggiando quando la Madre delle Erbe arrivò alla fucina.
Tin, Tin, Tin.
Il rumore del ferro battuto rompeva l'atmosfera quieta della mattina estiva.
"Già al lavoro Mastro Felab?" chiese la donna.
"Non sopporto il caldo del mezzodì. Preferisco lavorare ora" rispose brusco il fabbro, per nulla sorpreso da quella visita mattutina.
"Un fabbro che soffre il caldo? Questa è nuova" rispose la donna. Ma il fabbro non raccolse la provocazione, se di provocazione si trattatava, si limitò a immergere la lama nell'acqua. Lo sfrigolio coprì qualsiasi risposta avrebbe potuto dare.
"Oppure quella lama doveva bagnarsi ai raggi della luna crescente?" chiese lei con voce neutra. Il fabbro alzo lo sguardo: due occhi gelidi e distanti osservarono la visitatrice.
"Allora è per questo che sei venuta Feilhelm?" chiese il fabbro mentre riprendeva il suo lavoro.
Tin, Tin, Tin.
"In effetti sì Felab. Circolano delle voci. Voci che sono arrivate all'orecchio del Re e di Arannan".
Tin, Tin, Tin.
"Molti presagi funesti hanno accompagnato la tua vita" riprese Feilhelm "e chi non capisce, di solito, ha paura".
"Il Re non farà nulla contro di me. E' un uomo d'onore: lui stesso ha una delle mie armi" disse il fabbro.
"Il Re è un uomo d'onore, è vero. Ma il suo debito nei tuoi confronti l'ha già ampiamente ripagato: tuo figlio Emeroth non si trova all'Emayn solo perché è bravo con la spada, lo sai" rispose la donna con voce calma e pacata "Il Re non potrà difenderti per sempre: la morte di tua moglie durante il parto di Ferdrad, la recente scomparsa di Ferdrad stesso, le voci che circolano riguardo alle armi che forgi... qualcuno ha messo in giro voci che hai un patto con i Tuatha de Danaan".
TIN.
Mastro Felab diede un unico colpo alla lama che stava forgiando. Se avesse voluto scaricare la sua frustrazione su quel pezzo di ferro avrebbe distrutto tutto il lavoro della notte. L'amore per il suo lavoro riuscì a trattenerlo, ma era furibondo così impugnò la lama e si girò verso la donna.
"Ora vattene o sperimenterai se le voci dicono il vero" disse il fabbro.
"Ti conosco bene Felab" disse Feilhelm con voce triste "so bene che non sfideresti mai la Geas solo per farmi paura. Il giorno che userai una delle tue armi, se mai verrà, sarà per difendere i tuoi figli. Io l'ho visto, sai?".
"Cosa vuoi da me?" chiese il fabbro.
"Aiutarti..." replicò la donna.
"Se vuoi aiutare me allora vedi di vegliare sui miei figli! E non come hai fatto con Ferdrad!" disse pieno di rancore Felab.
"Per Ferdrad ho fatto tutto quello che potevo. Ma per te posso ancora fare qualcosa. Ascoltami ti prego: smetti di forgiare quelle armi. Lascia che le voci passino, non dare occasione a nessuno di screditare il tuo nome e quello dei tuoi figli" concluse Feilhelm.
Ci fu silenzio. Poi il gallo cantò a ricordare l'inizio della giornata.
Felab si voltò e riprese a battere il ferro.
"Non posso, non ora" disse il fabbro con voce stanca.
"Per chi è quella spada?" chiese lei.
"Per Emeroth".
Qualcuno entrò nella fucina,
"Buongiorno Mastro Felab" disse il giovane apprendista del fabbro, poi si accorse della presenza della vecchia curatrice e si sentì un po' in imbarazzo non capendo il perché di quella visita "...buona giornata Signora".
"Buongiorno a te giovane Ronan, resta pure. Stavo giusto uscendo. Buongiorno Mastro Felab... e buon lavoro".


Una ragazza stava camminando sulla riva del fiume; si riparò dall'umidità della notte stringendosi nel suo semplice mantello. Sopra di lei brillavano forti le stelle. Non c'era nessuna luna in cielo e sarebbe bastato alzare lo sguardo per ammirare molte stelle cadenti abbandonare il firmamento.
La ragazza si fermò e si accucciò davanti all'acqua corrente.
"E' in arrivo una tempesta cara" avvertì la donna più anziana.
"E' quello che mi dice anche il mio cuore" rispose la giovane.
"Il tuo cuore è saggio Rhian, dagli ascolto" riprese la donna "Ma non avere timore: tutto passerà, come l'alba che spazza via i timori notturni. La notte non è per sempre, è solo un momento. Devi avere fiducia"
"Sarei più tranquilla se ci fossi tu con me" disse la ragazza, la voce rotta dalla commozione.
"Noi vegliamo su di te, sii serena..."
La ragazza si alzò, guardava scorrere l'acqua sotto di lei ma la vista era offuscata dalle lacrime. Un brivido le percorse la schiena e lei si strinse più forte nel suo mantello. Rhian alzò lo sguardo al cielo ma non riuscì a concentrarsi sulle costellazioni: i suoi pensieri erano altrove. Rimase qualche altro momento in riva al fiume poi si incamminò indietro verso la sua abitazione. Al rientro l'attendeva la sua maestra. La donna alzò il suo sguardo si di lei, poi lo rivolse di nuovo al fuoco che stava attizzando.
"Non hai guardato il cielo, vero Rhian?" si informò Feilhelm.
"No maestra, mi spiace" rispose la ragazza.
"Hai visto di nuovo tua madre nel fiume?"
"Sì maestra..." e dicendo questo si morse il labbro inferiore.
"Per stasera non dirò nulla" concluse Feilhelm avvicinadosi a Rhian e porgendole del vino speziato "Bevi questo e riposa tranquilla. Domani ci sarà pioggia".