l'inverno della guerra
Sono passati cinque anni; anni bui dove Re Emeroth ha mobilitato contro i Pitti tutti i clan sui quali è riuscito a manifestare la sua influenza. Il suo sforzo autoritario è stato senza precedenti ed il confronto con i Pitti durissimo. La guerra ha attraversato fasi alterne ma il risultato è sempre incerto, sulla lama di un rasoio affilatissimo. Numerose perdite hanno segnato entrambi gli eserciti. Re Emeroth in persona è intervenuto più di una volta di persona per difendere i clan predati dalle fulminee razzie dei nemici: i Pitti sbucano infatti inaspettatamente dalle foreste rendendo i loro attacchi temibili e terrificanti.
E così la guerra si è protatta per mesi. I mesi sono diventati anni. La situazione è ormai drammatica, difficile da contenere; molti celti non possono che ammirare il coraggio e la determinazione del loro Re, ma le sue alterne fortune cominciano a stancare i clan ed Emeroth è logoro. Le responsabilità e il protarsi della guerra lo hanno scavato duramente.
Ed un giorno è arrivato anche quello che Emeroth temeva da tempo: un clan si è ritirato dal suo esercito, revocandogli la propria fiducia e l'ausilio di valorosi guerrieri. Emeroth non fece una piega quel giorno, sapeva bene che non poteva costringerli a combattere una guerra in cui non credevano. Chi non combatte con la testa, prima che con il braccio, è un cadavere che cammina sul campo di battaglia. Ma Emeroth sapeva anche che quell'evento avrebbe portato con sé diverse conseguenze ed infatti dopo quel giorno altri clan lo abbandonarono. Il malcontento cominciò così a serpeggiare e con esso voci che evitavano accuratamente di arrivare alle orecchie del Re.
Re Emeroth confidava ancora di riuscire a mettersi in contatto col proprio fratello Ferdrad, ma Maleya, la giovane Tuatha che gli aveva promesso il suo aiuto nell'arduo compito di contattare il Signore dei Lupi, non si era più fatta viva...
Cumain intanto continua a seguire il Re, in silenzio, condividendo il destino dei Celti, esultando e disperando insieme a tutti gli altri. Ma ad Emeroth non è passato inosservato il suo ghigno sibillino, quell'espressione che Cumain assume quando crede di non essere notato da nessuno; l'espressione di chi sa di avere ancora una carta da giocare quando tutti gli altri giocatori hanno già consumato le loro migliori.
Tra le varie razzie dei Pitti è stato attaccato anche il Dun del suocero di Emeroth. L'attacco è stato poderoso: un numero eccezionale di Pitti sono calati con la loro ferocia abbattendo le palizzate senza risparmiare chi incontravano nel loro cammino. Alesaen stessa si è gettata in battaglia per difendere il cadavere del padre che stava per essere decapitato. Ed è stato un bene ed un male: colpita da un selvaggio è caduta a terra in un lago del proprio stesso sangue. Alesaen è svenuta ma grazie a questo è stata risparmiata da ulteriori violenze. Anche Dardan, il figlio albino di Emeroth, è stato risparmiato dalla razzia durante la quale però, gira voce, non abbia mai pianto. Alcuni dicono che nella sala di Dardan, proprio quando Alesaen cadeva a terra ferita, uno stormo di corvi si sia precipitato sui Pitti che saccheggiavano l'aula; nel turbinio di ali, il giovane Dardan era al centro del ciclone, silenzioso e tranquillo. I Pitti si spaventarono del cattivo presagio e udito il rumore del corno dei rinforzi dei Celti abbandonarono l'aula in fuga.
Alesaen venne scoperta ancora in vita e curata, ma la donna però è cambiata da quell'evento: ha perso molta della sua vitalità, ora piange spesso ed Emeroth sa già che girano voci che sua moglie stia perdendo il senno.
Maleya era tornata nella foresta con l'impegno di trovare il Re dei Lupi. La ragazza si era pentita della parola data: se suo padre fosse venuto a conoscenza della cosa non ne sarebbe stato felice, e poi tra uomini e tuatha non c'era mai stata pace, né un'alleanza. Come se non bastasse il Signore dei Lupi aveva reclamato come proprio un territorio dei tuatha e quindi non poteva considerarsi un amico del popolo fatato. L'impresa di Maleya era dunque difficile. Maleya aveva certato di scoprire qualcosa in più sul conto di Ferdrad in modo da trovare un modo per raggiungerlo; la ragazza ricorse così all'aiuto del cieco dell'albero cavo. L'albero dove vice il vecchio era gigantesco, straordinariamente vecchio e contorto. Spaccato alla base, il tronco si era diviso in due fusti che componevano un cavità simile ad una caverna dalla quale, addirittura, scorreva fuori un torrente. Grazie alla magia dei Tuatha quel luogo era diventato l'accesso alla casa del Vecchio cieco: le radici e il torrente si erano sposate per comporre scivolose nodosità arboree.
In questo luogo aveva trovato casa un vecchio dall'apparenza di un umano, non fosse stato per le sue orecchie a punta e le sei dita per mano.
Maleya pescò per il vecchio dei pesci, sapendo che il tuatha ne era estremamente ghiotto.
"Spero davvero che tu non abbia intenzione di incontrare il Re dei Lupi" disse il cieco leccandosi le mani "è pericoloso; cosa desideri da lui?"
"Dicono che sia un uomo..." azzardò Maleya.
"Si dicono molte cose su di lui: è una creatura controversa. Alcuni dicono che sia un lupo che ha rubato l'astuzia ad un uomo, altri invece dicono di lui che sia un uomo che, innamoratosi di una lupa, abbia deciso di abbandonare la sua umanità" poi il vecchio abbandonò i giri di parole e la sua voce si fece più seria "Maleya, il Re dei Lupi è ben più giovane di quanto non si pensi ed è figlio di un uomo che tu stessa hai incontrato".
"L'ho incontrato?" chiese stupita Maleya.
"Tuo zio lo conosce bene... chiedigli del suo mastro fabbro"
"Mastro Felab?" chiese Maleya ricordando a fatica il nome dell'umano con i quali gli elfi rispondevano agli ordini del loro mastro.
"Queste sono le origini del Re dei Lupi, ma dopo l'incontro con Dana ha abbandonato tutto".
"E cosa cerca? Cosa desidera?" ribatté Maleya.
"Non è l'ambizione a muoverlo, ma una paradossale ricerca: vuole indietro ciò che ha lasciato in pegno per diventare ciò che è ora. Non è semplice cambiare un uomo se questo conosce le sue orgini. Così per diventare il Re dei Lupi ha dimenticato la sua storia e il suo cuore ed ora... li rivuole".
"Chi gli ha sottratto tutto questo? Le Morrigan? Le Ninfe?"
"Certamente non Dana" rispose il vecchio cieco "Dana non avrebbe chiesto un pegno per accoglierlo nel suo grembo. Maleya, cosa hai in mente? Perché tutte queste domande?"
Maleya rimase in silenzio per un po', indecisa sul da farsi.
"Re Emeroth dei Celti mi ha chiesto di farlo conferire con lui".
Il vecchio cieco accolse la notizia con un silenzio stupito ma infine promise di non fare parola con nessuno di questa confidenza.
"Sarà un'impresa pericolosa Maleya: non corre buon sangue tra Dana e gli uomini; il viaggio che dovrete fare sarà davvero pericoloso: mi raccomando di fare attenzione".
"Emeroth dovrà fare attenzione! E poi, se davvero è dal bosco che giungono i nemici degli uomini... è bene che si confrontino".
"Ma tu avvertilo: rischia la vita a cercare suo fratello".
"Va bene, lo farò... ma tu sapresti come contattarlo?"
"Forse... forse. So come potresti avvicinarlo con l'inganno e tuo padre stesso potrebbe esserti utile: possiede una pelliccia di lupo che usa per assumere le sembianze stesse di un lupo".
Da questo colloquio sono passati svariati mesi: tante qestioni, molti ripensamenti, rischi e opportunità da valutare con cura.
E così la guerra si è protatta per mesi. I mesi sono diventati anni. La situazione è ormai drammatica, difficile da contenere; molti celti non possono che ammirare il coraggio e la determinazione del loro Re, ma le sue alterne fortune cominciano a stancare i clan ed Emeroth è logoro. Le responsabilità e il protarsi della guerra lo hanno scavato duramente.
Ed un giorno è arrivato anche quello che Emeroth temeva da tempo: un clan si è ritirato dal suo esercito, revocandogli la propria fiducia e l'ausilio di valorosi guerrieri. Emeroth non fece una piega quel giorno, sapeva bene che non poteva costringerli a combattere una guerra in cui non credevano. Chi non combatte con la testa, prima che con il braccio, è un cadavere che cammina sul campo di battaglia. Ma Emeroth sapeva anche che quell'evento avrebbe portato con sé diverse conseguenze ed infatti dopo quel giorno altri clan lo abbandonarono. Il malcontento cominciò così a serpeggiare e con esso voci che evitavano accuratamente di arrivare alle orecchie del Re.
Re Emeroth confidava ancora di riuscire a mettersi in contatto col proprio fratello Ferdrad, ma Maleya, la giovane Tuatha che gli aveva promesso il suo aiuto nell'arduo compito di contattare il Signore dei Lupi, non si era più fatta viva...
Cumain intanto continua a seguire il Re, in silenzio, condividendo il destino dei Celti, esultando e disperando insieme a tutti gli altri. Ma ad Emeroth non è passato inosservato il suo ghigno sibillino, quell'espressione che Cumain assume quando crede di non essere notato da nessuno; l'espressione di chi sa di avere ancora una carta da giocare quando tutti gli altri giocatori hanno già consumato le loro migliori.
Tra le varie razzie dei Pitti è stato attaccato anche il Dun del suocero di Emeroth. L'attacco è stato poderoso: un numero eccezionale di Pitti sono calati con la loro ferocia abbattendo le palizzate senza risparmiare chi incontravano nel loro cammino. Alesaen stessa si è gettata in battaglia per difendere il cadavere del padre che stava per essere decapitato. Ed è stato un bene ed un male: colpita da un selvaggio è caduta a terra in un lago del proprio stesso sangue. Alesaen è svenuta ma grazie a questo è stata risparmiata da ulteriori violenze. Anche Dardan, il figlio albino di Emeroth, è stato risparmiato dalla razzia durante la quale però, gira voce, non abbia mai pianto. Alcuni dicono che nella sala di Dardan, proprio quando Alesaen cadeva a terra ferita, uno stormo di corvi si sia precipitato sui Pitti che saccheggiavano l'aula; nel turbinio di ali, il giovane Dardan era al centro del ciclone, silenzioso e tranquillo. I Pitti si spaventarono del cattivo presagio e udito il rumore del corno dei rinforzi dei Celti abbandonarono l'aula in fuga.
Alesaen venne scoperta ancora in vita e curata, ma la donna però è cambiata da quell'evento: ha perso molta della sua vitalità, ora piange spesso ed Emeroth sa già che girano voci che sua moglie stia perdendo il senno.
Maleya era tornata nella foresta con l'impegno di trovare il Re dei Lupi. La ragazza si era pentita della parola data: se suo padre fosse venuto a conoscenza della cosa non ne sarebbe stato felice, e poi tra uomini e tuatha non c'era mai stata pace, né un'alleanza. Come se non bastasse il Signore dei Lupi aveva reclamato come proprio un territorio dei tuatha e quindi non poteva considerarsi un amico del popolo fatato. L'impresa di Maleya era dunque difficile. Maleya aveva certato di scoprire qualcosa in più sul conto di Ferdrad in modo da trovare un modo per raggiungerlo; la ragazza ricorse così all'aiuto del cieco dell'albero cavo. L'albero dove vice il vecchio era gigantesco, straordinariamente vecchio e contorto. Spaccato alla base, il tronco si era diviso in due fusti che componevano un cavità simile ad una caverna dalla quale, addirittura, scorreva fuori un torrente. Grazie alla magia dei Tuatha quel luogo era diventato l'accesso alla casa del Vecchio cieco: le radici e il torrente si erano sposate per comporre scivolose nodosità arboree.
In questo luogo aveva trovato casa un vecchio dall'apparenza di un umano, non fosse stato per le sue orecchie a punta e le sei dita per mano.
Maleya pescò per il vecchio dei pesci, sapendo che il tuatha ne era estremamente ghiotto.
"Spero davvero che tu non abbia intenzione di incontrare il Re dei Lupi" disse il cieco leccandosi le mani "è pericoloso; cosa desideri da lui?"
"Dicono che sia un uomo..." azzardò Maleya.
"Si dicono molte cose su di lui: è una creatura controversa. Alcuni dicono che sia un lupo che ha rubato l'astuzia ad un uomo, altri invece dicono di lui che sia un uomo che, innamoratosi di una lupa, abbia deciso di abbandonare la sua umanità" poi il vecchio abbandonò i giri di parole e la sua voce si fece più seria "Maleya, il Re dei Lupi è ben più giovane di quanto non si pensi ed è figlio di un uomo che tu stessa hai incontrato".
"L'ho incontrato?" chiese stupita Maleya.
"Tuo zio lo conosce bene... chiedigli del suo mastro fabbro"
"Mastro Felab?" chiese Maleya ricordando a fatica il nome dell'umano con i quali gli elfi rispondevano agli ordini del loro mastro.
"Queste sono le origini del Re dei Lupi, ma dopo l'incontro con Dana ha abbandonato tutto".
"E cosa cerca? Cosa desidera?" ribatté Maleya.
"Non è l'ambizione a muoverlo, ma una paradossale ricerca: vuole indietro ciò che ha lasciato in pegno per diventare ciò che è ora. Non è semplice cambiare un uomo se questo conosce le sue orgini. Così per diventare il Re dei Lupi ha dimenticato la sua storia e il suo cuore ed ora... li rivuole".
"Chi gli ha sottratto tutto questo? Le Morrigan? Le Ninfe?"
"Certamente non Dana" rispose il vecchio cieco "Dana non avrebbe chiesto un pegno per accoglierlo nel suo grembo. Maleya, cosa hai in mente? Perché tutte queste domande?"
Maleya rimase in silenzio per un po', indecisa sul da farsi.
"Re Emeroth dei Celti mi ha chiesto di farlo conferire con lui".
Il vecchio cieco accolse la notizia con un silenzio stupito ma infine promise di non fare parola con nessuno di questa confidenza.
"Sarà un'impresa pericolosa Maleya: non corre buon sangue tra Dana e gli uomini; il viaggio che dovrete fare sarà davvero pericoloso: mi raccomando di fare attenzione".
"Emeroth dovrà fare attenzione! E poi, se davvero è dal bosco che giungono i nemici degli uomini... è bene che si confrontino".
"Ma tu avvertilo: rischia la vita a cercare suo fratello".
"Va bene, lo farò... ma tu sapresti come contattarlo?"
"Forse... forse. So come potresti avvicinarlo con l'inganno e tuo padre stesso potrebbe esserti utile: possiede una pelliccia di lupo che usa per assumere le sembianze stesse di un lupo".
Da questo colloquio sono passati svariati mesi: tante qestioni, molti ripensamenti, rischi e opportunità da valutare con cura.