Tuesday, April 25, 2006

rivelazioni

Emeroth e Nyhallam procedono nella loro caccia, illuminati dalla chiara luce della luna; i due arrivano ad un ruscello e si preparano velocamente a guadarlo saltando sulle rocce che affiorano dall'acqua. La loro preda, gli Occhi della Luna, è poco distante da loro e Nyhallam persevera nei suoi tentativi di abbatterlo con le sue micidiali frecce, scagliate con grande abilità e maestria. Colpire l'animale però è molto difficile anche se spesso le frecce sibilano molto vicine al lupo. Gli Occhi della Luna, nella sua fuga, risale la corrente del fiume ed Emeroth si trova così costretto ad inseguirlo. Superato un gomito del ruscello c'è però una sorpresa ad attenderlo: nudo, madido di sudore e selvaggio nell'aspetto si trova davanti suo fratello Ferdrad: una freccia scagliata dal Tuatha de Danaan gli spunta dal fianco dal quale sgorga, copioso, molto sangue.
"Emeroth!" sibila Ferdrad dolorante mentre alcuni lupi continuano la loro fuga giù dal torrente. Emeroth però non capisce (o non vuole capire) il motivo dello stato del fratello e si limita a rispondere con uno stordito e sorpreso: "Ma tu cosa ci fai qui!?"
"Non lo sai come stanno le cose?" riprende Ferdrad comprimendosi sempre più il fianco sanguinante "Tuo padre non ti ha detto nulla?"
Ma Emeroth non fa in tempo a replicare perché subito arriva anche Nyhallam, piuttosto sorpreso anche lui nel vedere quella scena. L'elfo capisce immediatamente le gravi condizioni di Ferdrad e fa per chinarsi a soccorrerlo. Ferdrad vorrebbe divincolarsi ma le sue condizioni sono troppo gravi e nel tentativo si accascia per il dolore e sviene. Finalmente anche Emeroth comprende la gravità della situazione e si avvicina al fratello.
"Portiamolo dalla Madre delle Erbe!" propone ma mentre ancora discutono su come spostare il ferito Feilhelm, Rhian e Tanai stanno arrivando dal sentiero.
La madre di Rhian aveva rivelato alla figlia che avrebbero trovato Ferdrad "alla pietra piatta del ruscello". Subito le due donne si fanno largo mettendo da parte Emeroth e Nyhallam sempre più sconvolti e confusi. In particolare Nyhallam si sente in colpa per aver ferito Ferdrad e non si capacita ancora di come questo possa essere successo, quando poi capisce che Ferdrad è il fratello di Rhian ed Emeroth il suo senso di colpa si trasforma in vero e proprio sgomento. La Madre delle Erbe e la sua pupilla valutano brevemente le condizioni del ferito ed è subito chiaro che devono trovare un posto dove spostarlo per operare l'estrazione della freccia e tenerlo fermo: la freccia è penetrata profondamente nel fianco di Ferdrad e spostarlo dopo potrebbe essere troppo rischioso.
"Qui vicino ci sono le Pietre Erette" dice Feilhelm riferendosi ad un antico luogo di potere di Eire.
"Potremmo invocare il loro aiuto" conferma Rhian.
Nyhallam è nervoso, si sposta da un piede all'altro. "Rhian... mi spiace, non so come possa essere successo" poi, sapendo che c'è molto di più di una semplice caccia in ballo, si volta verso Emeroth "andiamo!, dobbiamo continuare l'inseguimento della nostra preda".
"La vostra preda l'avete già colpita!" dice seccamenteFeilhelm senza interrompere il suo da farsi intorno al corpo di Ferdrad. Cala il silenzio nel piccolo gruppetto, Emeroth rimane in piedi senza parole: non può più far finta di non sapere. Nyhallam smette di agitarsi e rimane di sasso, poi cade in ginocchio accanto alle due donne e mormora "Che cosa ho fatto?".
Ma Rhian e la sua maestra non possono tracheggiarsi ora per consolare i due cacciatori. Gli uomini sollevano Ferdrad, sotto il quale sono stati posizionati due mantelli e si avviano verso le pietre erette. Poco dopo la luce della luna rischiara la radura dove un circolo di pietre antiche quasi quanto Erin popola il cucuzzolo calvo della collina. Le pietre proiettano a terra la loro ombra, ma un occhio attento noterebbe subito che le ombre non rispettano l'infrangersi della luce lunare. Ferdrad viene posizionato al centro del circolo di pietre e le sue condizioni appaiono subito essere già peggiorate: ha perso molto sangue. Feilhelm consegna nelle mani di Rhian un sacchetto con alcune erbe e la giovane comincia a pestarle per potervi preparare un decotto. Emeroth e Nyhallam armeggiano ad un piccolo fuoco che aiuterà Ferdrad a non perdere altro calore nella notte fredda. Intorno a loro, subito fuori dal cerchio di luce del fuoco, si muovono nervosi alcuni lupi che osservano da distanza cosa sta accadendo al loro capobranco. Finalmente Feilhelm è pronta ad estrarre la mortale freccia di Nyhallam dal fianco di Ferdrad: Rhian gli comprime il costato per evitare ulteriori danni e subito dopo tampona il sangue che esce copioso. Gli Occhi della Luna si lascia sfuggire un lungo lamento di dolore ma subito interviene Rhian che gli dà da bere il decotto di Alchemele che ha preparato: speriamo che lo aiuti a passare la notte. Ma le donne sanno che la situazione è davvero disperata: la freccia è entrata in profondità e adesso si rischia che il ferito non sopravviva o che la ferita si infetti e l'agonia si trascini per giorni
"Ce la farà?" chiede comunque Nyhallam.
"Speriamo di sì..." risponde Feilhelm poi, sapendo che non c'è più molto da fare che aspettare, si alza in piedi e fronteggia Nyhallam. La donna lo prende per un gomito e lo porta con sé al limitare delle Pietre Erette, per poter parlare con lui liberamente.
"Assomigli molto a tuo padre" gli dice dopo averlo osservato a lungo.
"Mio padre?" risponde Nyhallam "Come puoi conoscerlo?".
"Quanti anni hai?"
"Venti, Madre delle Erbe. Ma quando hai conosciuto mio padre? Forse eri presente alla festa della mia nascita? Oppure è stato recentemente? Sono parecchi anni che non vedo più mio padre".
"Non ho memoria della festa di cui parli" sussurra Feilhlem ritornado con la mente al periodo della sua gravidanza.

"Ho fatto bene a portarti via dagli Uomini" susurra la voce del Cacciatore all'orecchio di una Feilhelm parecchio più giovane. L'uomo le si avvicina e l'abbraccia: "Loro non ti meritano".
"Mi mancano però" risponde un po' tristemente Feilhelm.
"Non sanno quanto vali" le dice il Cacciatore sollevandola dolcemente ma con fermezza, nonostante i suoi nove mesi di gravidanza "dobbiamo andare ora, mio fratello ci sta aspettando".
"Non ho simpatia per tuo fratello" sorride la giovane Feilhelm.
"E perché mai?" chiede Lehin "Se ci pensi è proprio lui che ci ha fatto incontrare!"

"In effetti non c'è mai stata una festa per la mia nascita..." sussurra Nyhallam riportando Feilhelm alla realtà.
"Come mai non vedi tuo padre da molto tempo?" chiede Feilhelm continuando a bearsi della vista di quel figlio che gli è stato negato per così tanto tempo.
"Abbiamo avuto un litigio... oramai sono otto anni che non ci parliamo".
"Forse il fatto che tua madre fosse una donna mortale?".
"Tu come puoi saperlo?" chiede Nyhallam corrugando la fronte "Sei forse una spia di mio padre? O forse qualcuno che gioisce delle disgrazie altrui? E come fai a conoscermi a sapere tante cose sul mio conto?" il giovane cacciatore ormai ha accumulato troppi dubbi e Feilhelm, nel tentativo di sondare il terreno, ha detto troppe frasi sibilline.
"Sai, in fin dei conti ti conosco da ben venti anni... Lo sai, lo hai sempre saputo".
"Cosa vai dicendo?" risponde Nyhallam sempre più confuso.
"Mi sei mancato moltissimo figlio mio" dice Feilhelm scoppiando il lacrime "Quando ti ho visto non ho potuto non riconoscerti: ho passato molte notti a pensando a te, a dove potevi essere, a cosa stessi facendo!" dice la donna, a voce sempre più alta, con il volto rigato dalle lacrime. Nyhallam è basito, rimane inchiodato al suo posto, poi mentre la consepevolezza di quella verità si fa strada in lui abbraccia Feilhelm dicendo quasi a sé stesso.
"Madre...".
Il cacciatore poi esce da quell'abbraccio e fa per andarsene ma Feilhelm lo trattiene. Nyhallam ha un debito da pagare con le ninfe del lago e non può sottrarsi ad esso. Feilhelm si spaventa a sentir parlare delle ninfe: sa che sono creature crudeli e divoratrici, che non lascerebbero mai un conto in sospeso. Rhian si avvicina, comprendendo l'ansia di Feilhelm e provando lei stessa paura per il suo giovane amore. Intanto, poco lontano, un lupo manda un ulutato lungo e lamentoso.
Rhian si volta in direzione del suono e socchiude gli occhi: "Se un lupo del branco si sacrificasse per esso, egli sarebbe considerato a buon diritto il capo".
"Tutti i presagi ci dicono che stanotte qualcuno dovrà pagare con la propria morte" commenta Feilhelm guardando Ferdrad e poi suo figlio "Se chiedessimo alla Luna di accettare il sacrificio di un lupo, accettandone la vita in cambio di un'altra vita questo ci concederebbe del tempo. Potremmo poi cercare di ingannare le ninfe dicendo loro che il capobranco è morto stanotte... sempre che i lupi accettino dopo quello che è avvenuto alla Collina".

Mentre Feilhelm, Emeroth e Nyhallam si dirogono verso il lago delle ninfe, Feilhlem rivela a suo figlio il ruolo che Lungamano a svolto nella vicenda che si è consumata questa notte. La voce di Feilhlem è piena di rancore per il Thuata de Danaan, ma Nyhallam stenta a credere alle macchinazioni che avrebbe ordito suo zio. Feilhelm insiste, insinuando il tarlo del dubbio nella mente del figlio e asserendo di essere ragionevolmente sicura che Lungamano stesso abbia avuto un ruolo nel litigio tra Lehin il Cacciatore e suo figlio.
"Lui è molto importante per me" risponde Nyhallam "mi è stato vicino quando non mio padre non c'era più e io gli devo molto".
"Va bene" concede Feilhelm "ma tieni a mente le mie parole, non dimenticarle".
Intanto i viandanti sono giunti finalmente al lago delle ninfe. Nyhallam si immerge di nuovo nelle sue acque putride e convoca le ninfe gettando un pesce nelle acque stagnanti. La superficie del lago si increspa e ancora una volta appaiono i mostruosi esseri squamosi, orribile parodia di una donna.
"Hai portato quanto ci spetta, vero?" sussurrano sibilando le voci del lago, mentre i loro volti appaiono e scompaiono dal pelo dell'acqua e i loro artigli bramosi escono dallo stagno.
"La caccia ha avuto successo" proclama a gran voce Nyhallam e nell'agitarsi delle ninfe anche Feilhelm, con passi misurati, fa il suo ingresso in acqua. Poi, con voce da grande celebrazione continua sull'onda del figlio: "Sotto gli occhi della Luna un sacrificio si è compiuto: il capobranco è morto".
"Sono solo parole, donna. Cosa ci hai portato per provare i fatti?" domandano le ninfe sibilanti.
"Abbiamo il cuore del lupo" rivela Nyhallam e Feilhelm alza ben visibile un fagotto delle dimensioni di un pugno, grondante di sangue.
Le ninfe sono eccitate e vorrebbero trasformare quel pegno nel loro macabro pasto: "lo vogliamo" ripetono in preda alla frenesia.
"Questo non è nei patti!" si ostina Feilhlelm provocando il malcontento delle ninfe che però, a sentire il duro tono perentorio di Feilhelm non osano insistere. Le perfide creature però volgiono la loro rivincita.
"La sposa di Lehin!" commentano maliziose tra loro "Quella che non voleva il proprio figlio. Sì, proprio quella che voleva tornare al suo sposo mortale, quello che poi l'ha abbandonata...".
"Tacete!" risponde Feilhelm.
"Ma come? Dobbiamo tacere? Eppure è da noi che venisti a chiedere consiglio sul da farsi, non lo ricordi?" continuano sempre più malvage le ninfe.
"Di cosa parlano?" chiede Nyhallam voltandosi e quasi inciampando tra il groviglio di mani che si agita sotto il pelo dell'acqua.
"Avete già avuto quello che vi spettava. Ora lasciateci andare!" urla Feilhelm.
"Ti stai attirnado molte inimicizie, intrepida vecchia..." insinuano le ninfe.
"Ma ho anche aiutato molte persone" si difende Feilhelm ma mentre le ninfe si ritraggono dalla riva lasciano l'anziana donna con un inquietante monito:
"Verrà il momento di pagare, ricordalo".

Sunday, April 16, 2006

guerra fratricida

Per nulla imbarazzato dall'umiltà del lavoro che si è scelto, Emeroth continua a fare il mandriano nel suo Dun; spesso porta con sé il piccolo Moctha e approfitta dei lunghi pomeriggi per insegnare al bimbo a tenere in mano la sua spadina di legno. Emeroth, tutto sommato, è felice di poter passare del tempo in pace, lontano dal Dun dove sempre più spesso è sottoposto a continue domande riguardanti la misteriosa scompara di mastro Felab, suo padre. Molti fabbri addirittura chiedono di poter visitare il tumulo dove è sepolto mastro Felab e restano sconcertati nello scoprire che non esiste alcun tumulo. Una sera Emeroth, mentre torna al Dun assorto in questi ed altri pensieri, si accorge che qualcuno nel bosco lo sta seguendo. Emeroth continua imperterrito ma a camminare e quando è sicuro di essere osservato si ferma di colpo.
"Io sono qui!" dice serafico mentre estrae la sua spada; dal sottobosco si fa avanti un giovane uomo dall'aspetto piacevole, aggraziato nei lineamenti e nelle movenze.
"Tu sei Emeroth, figlio di Felab, mastro fabbro di questo Dun" esordisce lo straniero abbigliato al modo dei Thuata de Danaan.
"Di grazia, amica fatina, cosa desideri da me?" chiede sprezzante Emeroth, con un marcato tono di derisione nella voce. Emeroth, dopo la sua sfida con il Cacciatore dei Boschi è piuttosto maldisposto nei confronti del popolo fatato.
"Sono Nyhallan" risponde il figlio di Dana porgendo la mano. Gesto che però rimane inascoltato perché Emeroth non ha nessuna intenzione di dare confidenza allo straniero, in compenso però rinfodera la sua spada.
"Vengo per chiedere il tuo aiuto ed offrirti la mia amicizia" continua Nyhallan.
"Sentiamo pure che hai da proporre ma sappi che ne ho già avuto abbastanza dell'amicizia del tuo popolo".
"Non puoi rifiutarmi il tuo aiuto Emeroth, proprio tu che hai ucciso il Cinghiale Bianco" incalza Nyhallan toccando una corda che fa subito risuonare qualcosa nell'orgoglio di Emeroth "Ho bisogno di te per un'altra caccia, altrettanto pericolosa e non meno piena di gloria".
"Qual è la mia parte?" chiede Emeroth oramai intrigato dalla faccenda.
"Farò in modo che Connor venga a conoscenza di questa tua nuova impresa e che sia costretto a ritornare indietro sui suoi passi concedendoti pubblicamente quella gloria che ancora non ti ha accordato".
A sentire queste parole Emeroth si fa molto serio ed abbandona i toni sprezzanti di poco prima.
"Pensaci, domani tornerò per sentire la tua risposta" conclude Nyhallan.

Rhian è diventata una donna florida e bella. L'amore poi la sta rendendo ancora più luminosa e Feilhelm, nonostante le sue preoccupazioni, non può fare a meno di notare quanto questa sia raggiante anche nei lavori più banali come andare a prendere l'acqua alla fonte. Ma quel giorno, Rhian, di ritorno dalla sorgente, è scura in volto, pensosa. Il piccolo Mochta corre incontro a Rhian ma lei ne è visibilmente irritata e lo scansa senza dargli spago, come mai aveva fatto prima d'ora. Feilhelm, dolcemente, prova a capire cosa le stia passando per la testa ma Rhian è reticente. Solo più tardi, nel pomeriggio, mentre le due sono occupate in altre faccende è Rhian a voler tornare sull'argomento.
"Madre, voi sapete cosa siano gli Occhi della Luna?"
"Dove ne hai sentito parlare?" si informa Feilhelm che in realtà non conosce niente del genere.
"Potrebbero essere qualcosa di prezioso?" domanda Rhian "devono esserlo!" poi si ferma sempre più cupa e preoccupata, solo dopo un po' riprende a parlare. "E se io, per gioco, avessi fatto qualcosa di avventato? Cosa penserebbe di me Madre?"
"Che cosa è successo" chiede in tono morbido Feilhelm.
"Ho chiesto a lui una cosa..." inizia la giovane.
"Lui è la persona che ti ha regalato la spilla, vero?" dice Feilhelm mentre si siede accanto alla ragazza posando la sua mano sulle mani tormentate di Rhian.
"Sì... gli ho chiesto, come pegno d'amore, di portarmi gli Occhi della Luna... ma temo di essere stata avventata" e gli occhi le si gonfiano di lacrime mentre si morde nervosamente un labbro. Feilhelm si impegna a mostrarsi la più calma possibile ma capisce che sotto c'è un raggiro.
"Chi ti ha messo nell'orecchio questa cosa?"
"Un uomo con una catena d'argento al collo. Lo conosci, vero?" domanda ansiosa Rhian "E' lui che mi ha suggerito di chiedere una dimostrazione d'amore. Ha detto che lui stesso ha portato questo regalo alla sua amata Mi ha detto anche che ti conosce, è per questo che mi sono fidata ma ho sbagliato. Devo rimediare!".
Rhian è in piena agitazione ed è già pronta a ritornare nel bosco, nonostante le ombre si allunghino già.
"Il mio amore non è condizionato da nessun pegno, devo dirglielo!"
Feilhelm è combattuta, da una parte vorrebbe che la storia con questo figlio di Dana finisse perché troppo rischiose sono le relazioni tra gli uomini e le fate, d'altro canto non può non aiutare la sua figlia adottiva. Feilhelm riesce a calmare Rhian e a convincerla di non muoversi in modo avventato un'altra volta; poi si alza a sua volta, indossa il proprio mantello e le suggerisce di andare a chiedere a Tanai, nella speranza che il giovane bardo abbia la risposta alla domanda di cosa siano gli Occhi della Luna e chi possa essere l'uomo con la catena d'argento.

Nyhallam si ripresenta ad Emeroth per sapere se quest'ultimo ha preso una decisione. Il Thuata è già pronto per la caccia: alle sue spalle è appeso un lungo arco da caccia. Emeroth raduna le sue armi e mentre si prepara a partire si premura di chiedere maggiori spiegazioni: "Cosa andiamo a cacciare?"
"Non te lo posso ancora dire, ma ora andiamo da chi ci saprà dire dove si trova la nostra preda".

"Non conosco storie sugli Occhi della Luna" dice Tanai, "ma recentemente ho sentito parlare da uno dei Cacciatori del Dun". Tanai racconta alle donne che però non gli ha prestato molto caso: Gannor è un celta violento e volgare, tristemente noto per avere picchiato più volte la propria moglie.
"Forse vale la pena di scoprire qualcosa di più..." dice Feilhelm mettendo al corrente Tanai delle vicende di Rhian poi, a racconto ultimato lo avverte: "Certe storie nascono per essere raccontante, altre per essere taciute". Tanai asserisce e poi anche lui si veste per andare a cercare Gannor il Cacciatore.

Intanto Emeroth e il suo accompagnatore sono finalmente arrivati a destinazione: uno stagno fangoso ed un po' fetido. Emeroth conosce l'esistenza di questo luogo ma non c'era mai stato prima d'ora e sopratutto non vi sarebbe mai arrivato seguendo il sentiero che ha seguito Nyhallam. L'aria è ferma e i vapori che esala il laghetto si addensano in una nebbia disgustosa.
"Sono io, Nyhallam. Vi convoco ora, a parlare con me".
Emeroth si gira verso il suo compagno, giusto in tempo per vedere che quest'ultimo sta estraendo dalla bisaccia un pesce morto che poi getta nelle acque. Prima che il pesce possa toccare l'acqua un artiglio emerge dallo stagno e lo ghermisce saldamente. Segue un breve silenzio, poi una voce di donna, sibilante e malvaglia, proviene dalle acque.
"Non sei solo".
"Un valoroso cacciatore mi segue: è Emeroth, figlio di Felab, Mastro del Dun, Fabbro degli Uomini, Forgiatore della Gae Bulga!".
Emeroth non fa in tempo a focalizzare le parole di Nyhallam che subito le voci gli chiedono di avvicinarsi. Mentre Nyhallam gli fa cenno di accontentare le voci proclama a gran voce: "E' mio ospite! Ricordatelo!".
Emeroth fa qualche passo nello stagno nero e subito avverte un movimento sotto l'acqua, poi viene ghermito da delle mani che scono dal fango, un volto fangoso si fa strada dalle acque melmose, un volto vagamente femminile, senza denti, dalla pelle quasi incartapecorita e gli occhi vitrei e ciechi. La ninfa si erge, quasi arrampicandosi sul corpo di Emeroth che resiste a stento al disgusto.
"E mio ospite!" avverte ancora una volta Nyhallam alle sue spalle.
La ninfa posa le sue dita unghiute sul volto di Emeroth e lo tasta per carpirne le fattezze.
"E' bello, è buono..." sibila la ninfa.
"E' mio ospite!" scandisce per la terza volta Nyhallam e la ninfa, irritata lascia andare Emeroth, spingendolo indietro e ritraendosi sotto la superficie dell'acqua. Emeroth quasi cade all'indietro ma poi riesce a recuperare l'equilibrio e ad uscire dallo stagno dove si muovono molte figure.
"Troverai Colui che si bagna alla luce della Luna là dove si ergono le montagne" dicono le ninfe. Nyhallam rivela ad Emeroth che le ninfe si rifersicono alla Porta degli Abissi, le caverne dove, si racconta, siano esiliati i Fomori. Le caverne proseguono fin sotto l'Isola di McLeod e da lì si può chiedere udienza agli antichi abitanti di Eire. Sopra la Porta si trova la Roccia Scoperta e quello è sicuramente il luogo dove cercare.
"Ora vai Nyhallam, tu sau qual è il prezzo di questa informazione" avvertono le ninfe.
"Qual è il prezzo?" domanda sospettoso Emeroth.
"La prove che la nostra caccia ha avuto successo" conclude Nyhallam.

Feilhelm, Tanai e Rhian trovano finalmente Gannor in compagnia del Maestro dei Cani del Dun ed un'altro cacciatore. Gli uomini stanno bevendo copiosamente raccontandosi storie non esattamente adatte alle orecchie delle donne. I nuovi arrivati si uniscono al tavolo e Tanai li intrattiene per un po' con qualche storia di caccia piuttosto violenta. Durante un momento di ilarità generale Tanai versa nel boccale di Gannor un po' di Acconito. L'erba, datagli in precedenza da Feilhelm, abbassa ulteriormente i freni del cacciatore, già rilasciati dall'alcol, rendendolo ancora più ciarliero. All'ennesimo brindisi Tanai, fingendosi un po' brillo e chiedendo aiuto, dice di non ricordare la storia degli Occhi della Luna. A sentire queste parole Gannor si fa improvvisamente serio, seppure il volto sia ancora acceso di rosso dal vino che ha trangugiato. L'uomo borbotta che certe storie non andrebbero raccontante quando si è in buona compagnia ma poi cede alle insistenze del bardo e di Feilhelm.
Gannor racconta che è il Signore del Bosco a concedere ai cacciatori le loro prede. Il Signore del Bosco è altresì noto come gli Occhi della Luna perché nei suoi occhi risplendono le luci argentee della notte. Egli comanda i lupi e senza il suo assenso non è possibile catturare nessuna preda... sempre secondo Gannor recentemente alcuni cacciatori sono stati puniti per aver violato gli ordini imposti dal Signore del Bosco. Al termine di questo racconto sul tavolo cade il silenzio. La tensione è interrotta dei singhiozzi di Rhian, sempre più disperata per la situazione. Feilhelm accompagna fuori la sua pupilla e le fa coraggio. E' chiaro ormai alle donne che l'uomo che ha manovrato Rhian ha fatto sì che questa, inconsapevolmente, chiedesse al suo amato di uccidere proprio suo fratello Ferdrad!
"Dobbiamo raggiungerli prima che accada il peggio, ma dove potrebbe trovarsi ora il Signore dei Boschi?" si domanda Feilhelm.
Rhian riprende il controllo, poi sollevando lo sguardo e fissandolo in quello di Feilhelm le risponde che forse sua madre potrà rivelarlo loro.


Emeroth e Nyhallam giungono infine alla Porta dell'Abisso. I due la superano, dirigendosi frettolosamente sopra la collina che sovrasta la caverna; sul colle è radunato un branco di lupi. I cacciatori si fermano, nelle ombre, premunendosi di restare sotto vento per non essere intercettati dal sottile olfatto degli animali. Nyhallan finalmente rivela ad Emeroth l'obiettivo della loro caccia: si tratta del capo del branco, attualmente accovacciato in cima al colle; propone quindi al cacciatore di sferrare un attacco il più diretto possibile: mentre Emeroth si farà strada verso il capobranco, Nyhallam lo coprirà da dietro con il suo arco. Emeroth porge il braccio al compagno, alla maniera celtica, per stringere l'accordo poi sfodera la sua arma, la spada che il padre ha forgiato per lui, la quale esce dal fodero emettendo una sottile nota musicale. Il cacciatore, coperto da Nyhallam alle sue spalle, si avvia verso la cima del colle; ancora prima che i lupi possano rendersi conto di quel che sta per accadere Nyhallam fa sibilare tre frecce che abbattono altrettanti lupi. Gli animali non fanno in tempo ad alzare il capo, percependo l'avanzata di Emeroth, che vengono colpiti a morte dalle frecce del Thuata de Danaan. Ma il percorso di Emeroth si interrompe quando un grosso lupo nero gli si para di fronte, ringhiando a denti snudati. Ma il lupo non può nulla contro il potente fendente del cacciatore e viene abbattuto al primo colpo. Poco sopra di lui, Emeroth vede finalmente il capobranco. Il lupo, risvegliatosi per i rumori che i cacciatori hanno comunque provocato, è pronto a dar battaglia ma quando mette a fuoco il suo aggressore rimane per un attimo interdetto, poi - inaspettatamente - invece di gettarglisi contro, fugge dalla collina senza dar battaglia.

Raggiunto il fiume vicino alla loro casa nel bosco, Rhian si volta verso Feilhelm per chiederle coraggio.
"Non sempre riesco a vederla e - a dire il vero - io non l'ho mai cercata prima d'ora. Di solito è lei ad apparirmi". La giovane teme di fallire e di far svanire quell'unica possibilità di intervenire in quello che si è rivelato un madornale equivoco orchestrato ad arte da un crudele burattinaio. Feilhelm la guarda teneramente, poi mentre si toglie la spilla che trattiene il proprio mantello e lo consegna alla giovane la rincuora un'altra volta:
"Anch'io sono tua madre e ti prometto che stasera non ti lasceremo sola. Stasera tua madre verrà!"
Feilhelm si allontanta quindi per lasciarla sola, come sola - tutte le altre volte - aveva ricevuto la visita della madre. Mentre nervosamente aspetta il responso di questa ennesima prova il suo cuore sobbalza all'udire una voce che proviene dalle sue spalle: "Una fanciulla innamorata è una gioia per il cuore!", Feilhelm si volta per capire che le ha parlato e scorge infine Lungamano, ghignante, venirle incontro. La Madre delle Erbe, finalmente, capisce a chi si riferisse Rhian parlando del'uomo con la catena al collo: Lungamano sfoggia così una preziosa collana sopra i suoi abiti. Passato l'iniziale stupore la donna si acciglia provando odio per quell'essere e la sua opera.
"Proprio perché è una gioia per il cuore è così triste vedere qualcuno che se ne approfitta" gli rinfaccia.
"Ma io l'ho fatto per il vostro interesse" replica Lungamano "ci guadagneremo tutti da questa vicenda, vedrai!"
"Credi di saperla lunga Lungamano ma noi non ci fidiamo di te" gli risponde Feilhelm.
"Lo so Feilhelm, non ti sei mai fidata di me e non hai mai dato retta ad un mio consiglio. Se escludiamo la volta che ti indicai il nome di tuo figlio..." insinua Lungamano e a quelle parole la memoria di Feilhelm finalmente si sblocca. La donna, con un tuffo al cuore, ricorda come Lungamano sia in realtà il fratello dell'uomo che è anche il padre di suo figlio e quale fosse il nome che gli aveva suggerito: Nyhallam.