Sunday, March 04, 2007

una corsa disperata

Mochta si era messo in sella al primo cavallo che aveva trovato al Dun Iboar. Non era un buon cavaliere, non aveva mai cavalcato se non di nascosto: Olcan non gli permetteva di usare i pochi preziosi cavalli di cui disponeva e un guerriero Celta non ha bisogno di una montatura per dimostrare il suo valore.

Il giovane sapeva bene di dover arrivare il prima possible visto che la guerra già infuriava alle sue spalle. Mochta spronò il cavallo nel bosco, consapevole del rischio di perdersi ma deciso a rischiare il tutto per tutto.

Una freccia fischiò vicino al suo orecchio. Giusto il tempo di voltarsi e rendersi conto, con un tuffo al cuore, di essere braccato da un piccolo gruppo di Pitti. Uno di loro era fermo e stava incoccando un'altra freccia.
Mochta fece scartare il proprio cavallo per mettersi al riparo grazie alla boscaglia. Un ramo lo colpì in pieno viso ma il giovane riusci a rimanere in sella nonostante la scorticatura alla fronte.

"Forza, forza!" pensava intensamente il ragazzo, costretto a procedere quasi al passo mentre la fitta vegetazione si trasformava in un pantano sempre più insidioso. Il cavallo infine non riuscì più a fare un passo per procedere: era affondato fino alle ginocchia.
"Dannazione" imprecò Mochta dentro di sé consapevole di avere il tempo contato.
Il cavallo sollevò una zampa per tentare di liberarsi e Mochta ebbe la chiara visione di un artiglio che graffiava l'animale e lasciava dei graffi sulla sua zampa.
In un attimo di lucida disperazione Mochta si guardò intorno, si mise in piedi sulla groppa dell'animale e si lanciò verso uno degli alberi vicini.
"Uff!" disse mentre si arrampicava portandosi sopra un ramo.
"Dai bello, ora devi farcela" pensò ardentemente il giovane, sapendo che in ballo non c'era solo il destino dell'animale.

Il cavallo riuscì infine a liberarsi da ciò che lo tratteneva e corse via, più spedito, mentre poco dietro di lui, guidati dal suo scalpitare lo seguivano i Pitti.

Mochta scese dall'albero, non poteva certo attraversare tutta la palude saltando da un ramo all'altro. Il ragazzo però era sospettoso e timoroso: l'artiglio che aveva visto fugacemente uscire dalla palude l'aveva spaventato non poco...
"Mochtaaaaa" dissero delle voci sibilanti e canzonatorie.
"Chi siete? Chi conosce il mio nome?" rispose il ragazzo cercando di mantenere il controllo.
"Sei tuuu, il figlio del grande guerriero"
Paure e desideri antichi si risvegliarono dentro il giovane, ma il suo dovere nei confronti dei suoi compagni celti occupava la sua mente insieme alla paura di essere raggirato dalle infide creature che non gli si mostravano per quel che erano.
"Non starò qui a farmi prendere in giro da delle voci, ho una missione importante da compiere" rispose di rimando.
"Però sei nel nostro territorio!"
"Fatemi passare e me ne andrò!"
"Oh... come vuoi giovane guerriero, se non hai tempo per ascoltarci non staremo a pregarti... peggio per te"
Mochta proseguì il suo percorso passando da una roccia all'altra finché gli era possibile, l'acqua si muoveva in modo bizzarro accanto a lui. Ad un certo punto dovette immergere lo stivale, non aveva altra scelta, ma nessuno lo toccò.
"Vai principe Mochta, vai incontro al tuo destino..." sibilò lontana una voce maligna, ma Mochta ormai correva a perdifiato con in testa solo il desiderio di arrivare il prima possibile a chiedere rinforzi.

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