Thursday, November 30, 2006

l'ultima battaglia campale

Tanai rabbrividisce nel vedere nuvole e fulmini: «Questo giorno sarà ricordato nelle cronache e molti non vi crederanno -mormora- Persino gli alberi hanno paura».
«Allora cosa ne pensi? Dovremmo non dovremmo?» lo interrompe Ainnir.
Tanai non hai idea di cosa stia parlando, era perso nei suoi pensieri, ma comunque risponde: «Chiameremo Corfard, il cacciatore. Lo conosco bene. In tutto manderemo quattro uomini, ma delle vostre famiglie solo un uomo ciascuna». Né gli Ainnir né gli Iboar sono molto convinti di queste disposizioni, anche perché temono per le questioni di tradimento sollevate dal figlio di Ainnir.
«E il quarto sarò io» aggiunge Tanai irremovibile. Nessuno osa fiatare.

Quando scollinano qualcosa non va: è come se dalla terra venisse un rimbombo. Tanai per un attimo vede oltre le colline: una battaglia infuria tra Celti, Pitti e anche grossi orsi. Rapida come è venuta la visione sparisce.

Nell’occhio della battaglia, Re Emeroth è nella mischia più piena. Un Pitta immenso si sta facendo strada verso di lui, e dopo pochi colpi tremendi lo raggiunge, falciando Celti come grano. I due si fronteggiano, vibrandosi a vicenda fendenti mortali ed entrambi parandoli e schivandoli con maestria.

Anche Olcan si difende da un avversario: riesce a colpirlo al braccio prima che questi possa ferirlo, intanto che tiene d’occhio i suoi uomini, soprattutto i più giovani, e li tiene uniti. Oggi è Elcain a sostituire Mochta e a fargli da scudiero.
Tra i Pitti ci sono anche degli uomini-bestia che combattono a mani nude, come degli orsi.

Si alza un forte vento, insieme al sole dell’alba, Olcan intravede in controluce un guerriero, ma è gigantesco, gli uomini gli arrivano alla cintola, gli occhi di brace, l’elmo cornuto e il mantello sul torso nudo.
Appena lo vede Olcan chiama a raccolta i suoi uomini: «Dal Re! Proteggiamo il Re!».

La Bestia avanza lentamente, ed estrae la spada puntando gli occhi sul Re. Emeroth si sente improvvisamente debole e incassa alcuni colpi sullo scudo senza reagire. Subito gli uomini intorno a lui lo difendono, dandogli il tempo di riprendersi. Intanto anche Olcan l’ha raggiunto: insieme riescono ad uccidere il grosso Pitta e ad allontanare un altro avversario. Ma la Bestia si avvicina sempre più.

«EMEROTH» gli rimbomba nella testa come un martello e i suoni della battaglia intorno si affievoliscono «EMEROTH, RE DEGLI UOMINI, DEVI PAGARE PER LE TUE COLPE»
Emeroth si sente morire, schiacciato da quella voce, ma riprende coraggio:
«Sto difendendo il mio popolo dall’aggressione del vostro!»
«SEI TU L’INVASORE CHE VUOLE IL POSSESSO DELLE NOSTRE TERRE» gli risponde la bestia, e il colpo che mena intorpidisce la mano di Emeroth e quasi gli spezza la spada. Il sangue comincia a sgorgare dalla ferita aperta sul fianco. Emeroth alza gli occhi e per la prima volta guarda il gigantesco avversario per come è davvero e lo riconosce: «Il Dio Cornuto, lo Sposo di Dana!».

La terra ha un sussulto, come la scossa di un terremoto, che non preannuncia niente di buono.

«Arriveremo in tempo?» Ainnir rivolge la domanda a Tanai, senza rallentare il galoppo. Quando giungono in cima alla collina la valle sottostante è ricolma di Pitti. Di nuovo la terra ha un sussulto, e una grande spaccatura nasce e si propaga verso la battaglia. Pitti e Celti vengono ingoiati indistintamente dalla voragine, da cui di tanto in tanto si intravedono braccia mostruose, inumane e biancastre.

Solo Tanai vede Cumain isolato dalla battaglia, con la roccia nera e cubica in mano, intanto che i vermi si prendono la loro vendetta covata in ere ed ere di attesa nelle viscere della terra.

0 Comments:

Post a Comment

<< Home