un nuovo tradimento

"Ammira i nostri alleati contro i Pitti" dice Cumain "Ho fatto di noi due degli eroi Tanai, te ne rendi conto?" poi il guerriero avvicina la pietra al bardo, per fargliela vedere: la pietra emana calore a causa del potere che sta sprigionando. L'aria si riempe di bisbigli e il loro tono astioso non è per nulla rassicurante.
"Al mio cospetto!" ordina Cumain e al suo comando si ode il rumore di una voragine che si apre nella terra, provocando un piccolo terremoto. Qualcosa striscia tra le cavità della terra, ma il buio pesto impedisce di comprendere cosa stia avvenendo. Una voce formata da molti timbri si alza, impastata, come se non parlasse da tempo.
"La pietra è nostra, ladri! Apparitiene ai nostri Dei! Ladri!"
Cumain è intimidito, non si aspettava questa risposta, già pensava di avere in pugno la situazione.
"Dove hai preso questa pietra?" lo inquisisce Tanai, anche se conosce già la risposta.
"Tu e Cathbad ci avete mandato a cercarla, bardo! Credi forse che non abbia capito che non era il calderone il nostro vero obiettivo? Quello stupido di Emeroth si è fidato della ragazzina tuatha, ma io ho capito ciò che davvero conta e l'ho recuperata. La Pietra dei Re ha scelto Emeroth ma si è sbagliata: io ho il coraggio di esercitare il nostro dominio ed ora, rinnovando la nostra alleanza col popolo sconfitto dei Fir Bolg, avremo successo nella nostra guerra"
Cumain solleva quindi la pietra e si volta verso la fenditura "Noi dominiamo su di loro e loro ci devono servire!" urla poi invasato con tutta la rabbia che ha in corpo.
"Fai silenzio, sciocco" lo apostrofa Tanai "questi esseri non saranno mai tuoi servi, alleati forse.. ma a che prezzo?"
"Andranno bene anche come alleati, non cambierà il fatto che schiacceremo i Pitti"
Un nuovo terremoto scuote la terra.
"Riconsegnaci la pietra che ci appartiene" reclamano i Fir Bolg "ce l'avete sottratta con l'inganno".
"La pietra vi sarà restituita" promette Tanai mentre Cumain lo guarda sconcertato "ma vi sarà chiesto un pegno in cambio.. poi potrete tornare sotto terra, in pace".
"Voi non uscirete vivi da questa valle" ghigna la creatura mentre un cupo borbottio come di risata gli scuote la voce "a voi sta solo di scegliere tra quante sofferenze"
Le pietre ciottolano ed il rumore si fa quasi assordante.
"Cumain! E' questo il potere che credevi di esercitare?" ritorce Tanai al suo compagno.
"Indietro!" ordina Cumain alzando la pietra sopra la testa, ma la sua voce si perde nel frastuono. Una nuova scossa di terremoto, più forte delle precedenti, fa perdere l'equilibrio a Cumain che cade a pochi centimetri da una delle voragini. Tanai raccoglie la pietra prima che questa possa finire nella fenditura. Cumain, terrorizzato, colpisce qualcosa con un calcio ma Tanai non riesce a vedere cosa sia.
"Druido! Fa qualcosa!" urla Tanai con una voce resa stridula dal terrore.
"Ridacci la pietra e forse ti lasceremo andare" esigono i Fir Bolg.
"Basta!" prova ad imporsi Tanai "Non attirate la mia collera".
Un raggio di luce lunare si fa strada nella fitta coltre di nubi ed illumina le creature: orribili ed emaciate, deformi resti di esseri umani che hanno perso le loro fattezze. I Fir Bolg colpiti dalla luce si ritraggono spaventati.
"Sei solo un druido presuntuoso" mormorano le creature risentite e spaventate da quella dimostrazione di potere "cosa vuoi da noi? Riconsegnaci la pietra".
Cumain riprende baldanza e si rialza in piedi osservando soddisfatto il suo compagno.
"Bravo druido, ora ridammela: sono io che devo condurli in battaglia" dice Cumain allungando una mano
"Ora non è il momento di condurre nessuna battaglia" si oppone Tanai.
"Non sei tu il Re che decide" ghigna Cumain avvicinandosi minaccioso, ergendosi in tutta la sua statura.
"Non è il loro doestino; lasciali in pace" Tanai è spaventato, si rende conto che Cumain non esiterebbe ad ucciderlo pur di arrivare al proprio obiettivo.
"Consegna la pietra al tuo Re!" esige infine Cumain.
Tanai è intimidito dall'imperiosità di Cumain e prima che possa reagire a quella provocazione Cumain è su di lui e lo getta a terra, poi con la forza, gli strappa la pietra di mano e si volta vittorioso.
Emeroth è estremamente silenzioso ed è impossibile notarlo. Mancano poche ore all'arrivo all'Emain McFinn e le familiari colline di casa sono già all'orizzonte. Seppure molti abbiano apprezzato il piglio sicuro di Emeroth c'è anche chi mormora contro di lui, contrariato per aver dovuto passare l'inverno al suo servizio e dalla prospettiva di dover tornare per Belthaine.
Tutti interpretano il silenzio di Emeroth come una pausa di riflessione: credono che il Re stia valutando il risultato del suo viaggio, in realtà il Re sta pensando ai suoi familiari, al rischio che corrono o che stanno correndo, a cosa comporterà il patto che ha stretto con le Morrigan...
Ma Emeroth sa di non potersi lasciare andare alle preoccupazioni, sa di dover mostrare di avere la situazione sotto controllo. Quando si arriva in prossimità dell'Emain, prima di sciogliere l'esercito, il Re annuncia che a Belthain, presso Pratolungo, si svolgeranno i giochi e da quelli lui capirà chi saranno i più capaci e meritevoli di guidare l'esercito.
Anche Mochta deve ripartire con il suo signore Olkan, ma prima approfitta per andare a trovare Rhian. Quando arriva presso la sua capanna la guaritrice l'accoglie con tenerezza ma è chiaro che qualcosa la turba. I due si salutano calorosamente ma dopo aver assolto ai riti dell'ospitalità Rhian congeda Mochta senza dargli troppo spazio. Mochta però non accenna ad andarsene e si avvicina al bimbo di Rhian che sta giocando per terra.
"Abbiamo qualcosa in comune io e te, piccolo Siollam... non sappiamo chi sia nostro padre" la frecciata giunge alle orecchie di Rhian che ne rimane molto turbata e trattiene le lacrime a stento.
"Già, e se continua così non so quando lo vedrà..."
"Glielo dirai vero? Gli dirai chi è suo padre?" domanda Mochta e con quella domanda si augura anche che Rhian risponda anche a lui, svelandogli il segreto che Feilhelm gli aveva promesso di rivelargli.
"E' ancora presto" risponde Rhian, poi si avvicina al piccolo e gli taglia una ciocca di capelli. Rhian annoda la ciocca e poi la porge a Mochta "Tieni" gli dice consegnadogliela "lascia un capello nelle foreste che attraverserai e vedremo se suo padre risponderà almeno a questo richiamo".
Olkan prende congedo da Emeroth insieme alla sua famiglia. Il Re vede arrivare anche Mochta ed accoglie il clan con estrema cordialità. Olkan è misurato ma non intende offendere l'amicizia del Re.
"Vedo che ancora porti con te lo scudo di tuo padre" interloquisce Emeroth.
"Sì è così! E' un'oggetto notevole" risponde semplicemente Olkan.
"Mio padre era un'ottimo fabbro. Ed ora è venuto il momento di rinsaldare la nostra amicizia ed il legame tra le nostre famiglie. Tu hai adottato Mochta, che mia sorella ha cresciuto ed anche io te ne sono riconoscente. Ti chiedo dunque di passare dal Dun di mio padre e di verificare che il nuovo fabbro sia alla sua altezza: potrai scegliere l'arma che preferisci, la più bella a tuo giudizio, ed io salderò questo debito".
Olkan è impressionato, si volta verso la sua famiglia perché non si aspettava tanta generosità dal Re ed infine lo ringrazia porgendogli il braccio.
"Ti sono riconoscente per la tua generosità!" ed una nota di imbarazzo colora la sua voce.
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