l'ombra del serpente

Feilhelm è seduta davanti al fuoco, nella sua capanna; i dolori della vecchiaia che avanzano. L'anziana erborista va col pensiero a Rhian, partita da pochi giorni con le truppe di Re Connor per offrire i suoi servizi di cerusica. Feilhelm si augura però che Rhian torni presto per concludere la sua gravidanza serenamente e lontana dalla guerra contro i Pitti. Mentre questi pensieri assorbono la mente di Feilhelm un secco rumore la riporta bruscamente alla realtà.
"Crac!" e una delle brocche sulle mensole dietro a Feilhelm si rompe, attraversata da una lunga crepa. Feilhelm interpreta subito l'evento come un cattivo presagio: quella brocca era spesso usata da Rhian per andare a prendere l'acqua alla fonte... la crepa sulla brocca si divide in due: da una parte un grande dolore, dall'altra disperazione, questa è l'interpretazione di Feilhelm sempre più preoccupata.
Assorta nei suoi pensieri, Feilhelm non si accorge che nella sua casa sta entrando Nyhallam. Il Thuata però percepisce il turbamento della madre e si accosta a lei con modi dolci e gentili. Feilhelm è felice di rivedere il figlio e lo abbraccia stretto a sé rivelandogli il motivo della sua preoccupazione: Rhian è in pericolo. La faccia di Nyhallam si scurisce ancora di più perché il giovane, nelle notti passate, è stato visitato da alcuni sogni di cui ora era venuto a chiedere l'interpretazione.
Nyhallam sogna Rhian, spersa nelle profondità della terra, sola in una caverna oscura dalla quale tenta inutilmente di uscire; ma la ragazza, disorientata dal buio pesto non riesce a trovare una strada, cade, si sbuccia mani e ginocchia. Rhian non si perde d'animo ed infine scorge, lontana, una luce che la guida, ma quando arriva nei pressi dell'uscita questa si rivela essere in realtà nient'altro che le enormi fauci di un serpente che si chiudono sulla ragazza prima che possa guadagnare la sua libertà.
Molte volte Nyhallam ha fatto questo sogno e qualche volta gli è capitato di essere protagonista della vicenda: egli si arma e si dirige verso la caverna per salvare la sua amata prima che sia tardi; Nyhallam sopraggiunge proprio mentre le fauci stanno per chiudersi sull'ignara Rhian e riesce a fermarle e trascinare via la ragazza, ma poi capisce di essere stato ferito sulle braccia e le ferite grondano di sangue e veleno...
Feilhelm osserva suo figlio con aria preoccupata, mettendo in relazione le due crepe sulla brocca di Rhian con questi sogni, come fossero due possibilità che il destino mette di fronte a loro; l'anziana donna decide quindi di chiedere il terzo segno al fuoco e, presa la brocca incrinata, la scaglia nelle braci: le scintille divorano i cocci e una lungua di fuoco si erge tra tutte, piegandosi nella foggia di un serpente.
"Un tradimento minaccia Rhian... o forse lei stessa sarà ingiustamente accusata di tradimento; o ancora potresti essere tu, figlio mio, ad essere accusato: nel sogno porti con te delle armi. Hai deciso di partire per la battaglia di Re Connor?" chiede Feilhelm.
"Fergus in persona è venuto a chiedere il nostro aiuto, madre".
Pochi giorni prima, infatti, Fergus si era recato nel bosco accompagnato da alcuni guerrieri del Ramo Rosso. Il Campione del Re desiderava di parlare con i figli di Dana e convincerli a schierarsi al loro fianco contro i Pitti. Un'alleanza difficile e improbabile, ma visti i tempi duri nulla era stato scartato da Fergus. Per molto tempo Fergus vagò nel bosco senza ricevere un segno dal popolo fatato, l'ansia prese il suo cuore e lo sconcerto e il dubbio attanagliò i suoi compagni. Fergus infine, fattosi sfrontato, cominciò a parlare da solo alle fronde che si muovevano, certo di parlare ad qualcuno che lo osservava ma che non voleva farsi vedere.
"Cathbadh mi ha consigliato di cercare il tuo aiuto, principe Nyhallam. Voi del popolo fatato potete e dovete aiutarci!" ma nessuno prestò risposta alle sue parole. Alcuni tra i compagni di Fergus provarono a farlo desistere ma il Campione, profondamente insultato, da quel silenzio a lungo insistette per ottenere ascolto. Infine dovette cedere.
"Principe Nyhallm" disse lanciano un pugnale nel bosco "questo mi porterai quando ti sarai deciso ad unirti alla nostra giusta causa".
Ma Nyhallam non ha nessuna intenzione di partecipare a quella bega tra uomini e rivela questo pensiero alla madre, mostrandole il pugnale che ha recuperato nel bosco.
"Le vicende degli uomini non ci riguardano..." si giustifica.
"Non direi... ricorda piuttosto la leggenda di Gae Bulga e non dimenticare che appartieni anche tu alla stirpe dei mortali" gli ricorda triste la madre.
Emeroth è ferito gravemente. Tutto gira intorno a lui mentre vampate di caldo e di freddo si alternano per tormentarlo. Tutti i suoi sensi sono annebbiati ma in alcuni momenti di lucidità il guerriero capisce che sua sorella è lì per curarlo. Rhian si china su di lui per medicargli la ferita all'addome, ma Emeroth la spinge via, allungando la mano verso la sua spada, nonostante non sia minimamente in grado di alzarsi! Caparbiamente il giovane si alza dal letto, tra le proteste di Rhian, ma non appena messosi in piedi non può evitare di cadere rovinosamente a terra.
Tra le imprecazioni di Rhian, che tenta di rialzarlo, arriva anche Fergus che visto il triste spettacolo tenta di convincere Emeroth a riposarsi.
"Calmati!" dice Fergus "Tra alcuni giorni ci sarà di nuovo battaglia con i Pitti. Hanno fatto razzia qui vicino e per allora dovrai stare in salute: ci serviranno le tue braccia". Emeroth vorrebbe ignorare anche le parole del suo vecchio Emeroth, inebetito dalla febbre, ma le sue condizioni sono piuttosto brutte e alla fine non può far altro che svenire.
Mochta lo scudiero, nel piazzale dove sono radunati i guerrieri in allenamento, cerca di star dietro agli ordini che gli impartisce il suo signore Orlaith. "Spada!" urla comandandolo. "Scudo!" ripete dopo poco.
"Portami le frecce!" Il giovane scudiero scatta avanti e indietro e in uno dei suoi viavai trova ad attenderlo Olkan, il fratello del suo signore. L'uomo lo aspetta a braccia aperte, come volesse abbracciarlo, ma Mochta non ha alcuna intenzione di fidarsi, tutto trafelato com'è e si divincola prima che questi possa afferrarlo.
"Brava donnola!" gli urla dietro Orlaith.
Altri scudieri, più grandi di lui, maneggiano anche alcune spade di legno e Mochta vorrebbe provare anche lui ad impugnarne una: Emeroth glielo concedeva quando erano al pascolo con le vacche. Ma qui la musica è assai diversa: lo scudiero si prende subito un secco rimbrotto per la sua iniziativa e quando lo trovano ad allenarsi con un'altro scudiero gli arrivano anche dei sonori ceffoni.
Il giorno dopo, tutti i guerrieri si radunano nella sala del Re: un enorme capannone montato apposta per permettere a tutti i presenti di prestare giuramento al Re. Moctha guarda tutto con gli occhi che gli brillano per l'emozione: osserva i guerrieri estasiato, vede passare l'elite del Ramo Rosso e quasi non crede ai suoi occhi, l'emozione più grande però è vedere Fergus, il campione del Re e Re Connor in persona!
Tutti si chinano per prestare giuramento ed anche Moctha fa per inchinarsi.
"Ma che fai?" lo sgrida Orlaith "i guerrieri giurano fedeltà!"
"Allora, se non posso giurare fedeltà a Connor in persona, giurerò fedeltà al mio signore perché lui ha giurato fedeltà al Re!" risponde serio Moctha.
"Bravo Moctha!" risponde Orlaith ammirato "Non temere: verrà anche per te il tempo del giuramento. A ciascuno il proprio destino!".
Dopo il giuramento seguono i festeggiamenti e Moctha è di nuovo indaffarato a servire Orlaith e la sua famiglia. Va avanti e indietro portando acqua e vino ed una volta inciampa e versa il contenuto della brocca contro uno degli ospiti. L'uomo non la prende affatto bene e vorrebbe mettergli le mani addosso per insegnargli a stare più attento, ma Moctha riesce a sfuggirgli e si confonde nella folla.
"Cumain! Lascialo perdere e torna qui a brindare con noi" dicono alcune voce dietro di lui.
Tanai intanto approfitta delle ferite subite per permettere ad uno dei suoi apprendisti di esordire. Il bardo sarebbe in grado di suonare e cantare tranquillamente ma decide di farsi accompagnare per poter dare un'occasione ai più giovani di mostrarsi in pubblico. Quando in molti cominciano a chiedergli una storia il bardo si alza in piedi e, in tono triste e malininconico, intona una vecchia canzone che parla di un tradimento punito. Tanai mira a dare un avvertimento ad orecchie che sappiano intendere ed infatti non può fare a meno di notare più di uno sguardo colpevole e preoccupato. Al termine della canzone Re Connor si alza in piedi ed annuncia che l'indomani notte, con il favore della Luna, l'esercito marcerà contro i Pitti. Cathbadh ha dato la sua approvazione. La gente esulta al pensiero della battaglia e della disfatta degli odiati avversari. Nonostante questo Tanai capisce che alcuni sguardi dicono chiaramente che per troppo tempo si è aspettato questo momento.
Al Dun di Mastro Felab, intanto, Feilhelm decide che non può più stare con le mani in mano. Deve andare a parlare con il Cacciatore e chiedere il suo aiuto. La donna recupera la spilla che Nyhallam aveva regalato a Rhian e si infila nel bosco, nella speranza di essere guidata dai suoi obliati ricordi. Dopo poco Feilhlem si rende conto che gli alberi attorno a lei si scansano per indicarle un cammino e alcune luci appaiono in lontananza. Feilhelm vorre raggiungere le luci, ma una strana creatura dalla foggia di un rospo le si para davanti dicendole che non può partecipare alla festa del popolo fatato.
"Sono sicura che il tuo signore non sarebbe felice di sapere che mi hai allontanata... ti darò una manciata di queste..." dice Feilhelm allungando la mano dentro ad una delle sue borse delle erbe ed offrendone il contenuto alla creatura "se mi accompagnerai da lui".
"Forse potrei annunciargli la visita di una gentile mortale" gongola la creatura mentre accetta l'offerta di Feihelm. La donna può quindi procedere nel suo cammino verso le luci e quando arriva a destinazione rimane di stucco nel rivedere la bellezza del popolo fatato. Tra i vari presenti c'è anche il Cacciatore che, nonostante l'età ormai avanzata di Feilhelm, non fatica a riconoscerla.
"La tua bellezza non ti ha abbandonata" la saluta gentile il Cacciatore.
"Invece molti anni mortali si sono affastellati sulle mie povere ossa..." replica un po' imbarazzata Feilhelm.
"Non qui, non stanotte. Sei bella come lo sei sempre stata" risponde Lehin sfiorandole delicatamente il visto e Feilhelm si rende conto che il suo corpo e il suo spirito sono di nuovo giovani, come quando aveva vissuto la sua storia d'amore con il Cacciatore dei Boschi.
"A cosa debbo l'onore di questa visita mia Signora?" chiede Lehin.
"Sono preoccupata per i nostri figli..."
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