sfida tra poteri
Per quanto il piccolissimo Moctha, due anni appena, sia stato cresciuto tra mille attenzioni e paure (dovute principalmente alla minaccia del mastino del Re), non si può nulla di fronte all'intraprendenza e alla vivacità di un'infante. Moctha si è dimostrato sin da subito un bambino molto simile ai genitori: indipendente ed estroverso; genitori che però quasi non conosce e di cui ignora l'identità. Ed anche Moctha, come ogni vivace bambino che si rispetti, è capace di allontanarsi dalle sue "madri", incurante dei pericoli che corre. Perché in effetti Moctha ha una famiglia ben strana: la madre naturale quasi non la conosce ma in compenso è accudito e cresciuto da altre due donne: una giovane ed una anziana che lo stanno allevando libero ed anche un po' più selvaggio di quanto non accadrebbe ad un suo coetaneo che viva, come lui, sotto l'egida del Dun di Mastro Felab.
Oggi è uno dei tanti giorni nel quale Rhian e Feilhelm l'hanno portato con loro nella foresta: le due donne devono raccogliere le erbe di cui sono grandi conoscitrici; ma diversamente tutti quei giorni oggi Moctha si è allontanato un po' troppo mentre sia Rhian che la sua maestra sono convinte che il bimbo si trovi con l'altra; quando le donne si accorgono di quel che è successo è passata ormai più di un'ora e le ombre del pomeriggio si stanno allungando...
Moctha intanto ha camminato a lungo nel bosco, ed è un po' spaventato a dire il vero, perché per quanto indipendente possa essere rimane pur sembre un bambino di pochi anni. Alla fine, sfinito e quasi in lacrime per la paura, il bimbo viene ritrovato da una coppia di animali: due lupi che, dopo averlo annusato a dovere, piuttosto che decidere di mangiarselo, hanno provveduto a cullarlo. La lupa, un bell'esemplare dal pelo grigio, ha leccato con dolcezza il volto del bimbo che, dopo poco, si è addormentato accoccolato sul suo morbido pelo. Il maschio invece continua a camminare nervosamente intorno alla compagna e al cucciolo d'uomo, annusando di continuo l'aria.
Una giovane ragazza sbuca finalmente dal fitto della foresta e vedendo il piccolo addormentato sulla pancia della lupa gli si avvicina senza troppo indugiare. La giovane è bella, ha i forti capelli scuri, lisci e brillanti.
Il lupo comincia a ringhiare e mostrare i denti.
La ragazza si ferma a pochi passi dal bambino e si china per osservare meglio la scena, poi con un sorriso un po' beffardo si sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio destro.
"Stai tranquillo lupo, non te lo porterò via..." dice la giovane.
"Sarebbe l'ultima cosa che faresti" minaccia la voce gutturale di colui che poco prima era il lupo dal manto rossiccio che le ringhiava contro.
"Attento Ferdrad, non sai con chi parli oppure stai dici cose che non saresti in grado di mettere in pratica. In ogni caso trovo piuttosto curioso trovare il piccolo in tua compagnia. Le sue madri mortali l'hanno abbandonato?"
"Sono qui vicino. Ma avevo percepito anche il vostro odore. Cosa avete intenzione di fare?".
"I nostri affari ci appartengono uomo-lupo, anche se non nego che riprendersi questa rivincita sarebbe una bella soddisfazione. Siete stati fortunati a incontrare me e non la madre...".
Mentre la giovane parla, la lupa dal manto grigio, con fare protettivo, inizia a leccare il volto del piccolo Moctha.
"Questo bambino è protetto da un potere ben più grande del mio. Non hai notato che il Destino lo sta facendo allevare da tre donne: una giovane, una madre ed una vecchia, che si contrappongono al vostro potere?".
"Ferdrad, non parlare di cose che non capisci" risponde svogliata la giovane ragazza "questa discussione mi sta annoiando. Parliamo di te, uomo-lupo, se sei davvero saggio come ostenti cosa sai dirmi del tuo Destino?".
Il giovane uomo, nudo senza vergogna alcuna di fronte alla splendida ragazza che ha di fronte, rimane per un attimo interdetto. Un brivido gli attraversa la schiena, ricoperta da un'innaturale peluria, fulva come i suoi capelli e la sua barba ancora troppo morbida per essere quelle di un uomo.
"Non rispondi?" dice la giovane con un sorriso mentre si volta di nuovo verso il piccolo Moctha "Eppure non è una domanda tanto difficile, Ferdrad. Tu assomigli così tanto a tuo padre. Tra i tre fratelli sei quello che gli assomiglia di più, nel corpo e nello spirito. Tua sorella diventa ogni giorno più simile a vostra madre ed Emeroth è uno spirito libero che percorre un sentiero influenzato da molte forze ma sopratutto dalla sua indomita forza di volontà. Tu invece sei proprio come tuo padre: vivi in balia di un Destino più grande di te. Ed infatti egli pagherà un tributo che non si aspetta...".
Ferdrad rimane ancora una volta in silenzio. Non si aspettava che la discussione potesse prendere questa piega. Poi con un colpo d'occhio non può fare a meno di notare due sguardi di donna provenire dal bosco: sono gli occhi di una vecchia, dallo sguardo distaccato e sornione e quelli di una donna, illuminati da una rabbia fredda. La lupa, intanto, con fare apparentemente molto disinvolto, come estranea a quello che le sta accandendo attorno continua lentamente a leccare il bambino, lavandolo con cura, anche i capelli.
"Hai forse perso di nuovo le parole lupo?" lo stuzzica la giovane "eppure prima ti piaceva tanto parlare di Destino, metterti in bocca quella parola credendo che avesse un qualche effetto su di noi" poi la giovane ride, di una risata argentea, venata da un piccola dose di crudeltà.
"Puoi provare a spaventarmi quanto vuoi, ma io so che anche voi siete soggette ad altri poteri: non avete potuto imporvi quando la Regina Ide ha deciso di revocare il suo patto".
"Ma ora né lei, né nessun'altra delle sue madri è qui a reclamare quanto è loro, quanto hanno perso nel bosco..." dice la voce della donna, con tono di sfida, facendosi avanti.
La lupa intanto ha finito di leccare il piccolo Moctha.
"Cosa vorresti dire ora?" chiede Ferdrad.
"Che se lo volessimo potremmo riprenderci quanto ci era stato promesso e poi negato! Lui" e la donna indica in direzione della lupa "doveva essere nos... dove l'hai nascosto misero mezzosangue?".
La donna e la giovane guardano in direzione della lupa grigia, ancora accucciata a terra, ma da sola. Il piccolo Moctha non c'è più. L'animale guarda nella loro direzione, con una strana luce nei suoi occhi tondi.
"L'ho fatto celare alla vostra vista, voi non avete potere su Eire..." risponde Ferdrad.
"Tu sei un pazzo!" dice furibonda la donna "fai cose di cui non comprendi a pieno le implicazioni".
"Forse, ma so che anche stavolta non lo potrete avere" risponde Ferdrad, dopo di ché volta loro le spalle e nell'arco di pochi istanti l'uomo non c'è più e il figlio della luna prende posto alle spalle della propria compagna.
"Ce ne andiamo, lupo" interloquisce finalmente la vecchia posando una mano ossuta sulla spalla della donna "ma ricorda che nonostante le nostre furbizie il Destino attende tutti...".
Oggi è uno dei tanti giorni nel quale Rhian e Feilhelm l'hanno portato con loro nella foresta: le due donne devono raccogliere le erbe di cui sono grandi conoscitrici; ma diversamente tutti quei giorni oggi Moctha si è allontanato un po' troppo mentre sia Rhian che la sua maestra sono convinte che il bimbo si trovi con l'altra; quando le donne si accorgono di quel che è successo è passata ormai più di un'ora e le ombre del pomeriggio si stanno allungando...
Moctha intanto ha camminato a lungo nel bosco, ed è un po' spaventato a dire il vero, perché per quanto indipendente possa essere rimane pur sembre un bambino di pochi anni. Alla fine, sfinito e quasi in lacrime per la paura, il bimbo viene ritrovato da una coppia di animali: due lupi che, dopo averlo annusato a dovere, piuttosto che decidere di mangiarselo, hanno provveduto a cullarlo. La lupa, un bell'esemplare dal pelo grigio, ha leccato con dolcezza il volto del bimbo che, dopo poco, si è addormentato accoccolato sul suo morbido pelo. Il maschio invece continua a camminare nervosamente intorno alla compagna e al cucciolo d'uomo, annusando di continuo l'aria.
Una giovane ragazza sbuca finalmente dal fitto della foresta e vedendo il piccolo addormentato sulla pancia della lupa gli si avvicina senza troppo indugiare. La giovane è bella, ha i forti capelli scuri, lisci e brillanti.
Il lupo comincia a ringhiare e mostrare i denti.
La ragazza si ferma a pochi passi dal bambino e si china per osservare meglio la scena, poi con un sorriso un po' beffardo si sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio destro.
"Stai tranquillo lupo, non te lo porterò via..." dice la giovane.
"Sarebbe l'ultima cosa che faresti" minaccia la voce gutturale di colui che poco prima era il lupo dal manto rossiccio che le ringhiava contro.
"Attento Ferdrad, non sai con chi parli oppure stai dici cose che non saresti in grado di mettere in pratica. In ogni caso trovo piuttosto curioso trovare il piccolo in tua compagnia. Le sue madri mortali l'hanno abbandonato?"
"Sono qui vicino. Ma avevo percepito anche il vostro odore. Cosa avete intenzione di fare?".
"I nostri affari ci appartengono uomo-lupo, anche se non nego che riprendersi questa rivincita sarebbe una bella soddisfazione. Siete stati fortunati a incontrare me e non la madre...".
Mentre la giovane parla, la lupa dal manto grigio, con fare protettivo, inizia a leccare il volto del piccolo Moctha.
"Questo bambino è protetto da un potere ben più grande del mio. Non hai notato che il Destino lo sta facendo allevare da tre donne: una giovane, una madre ed una vecchia, che si contrappongono al vostro potere?".
"Ferdrad, non parlare di cose che non capisci" risponde svogliata la giovane ragazza "questa discussione mi sta annoiando. Parliamo di te, uomo-lupo, se sei davvero saggio come ostenti cosa sai dirmi del tuo Destino?".
Il giovane uomo, nudo senza vergogna alcuna di fronte alla splendida ragazza che ha di fronte, rimane per un attimo interdetto. Un brivido gli attraversa la schiena, ricoperta da un'innaturale peluria, fulva come i suoi capelli e la sua barba ancora troppo morbida per essere quelle di un uomo.
"Non rispondi?" dice la giovane con un sorriso mentre si volta di nuovo verso il piccolo Moctha "Eppure non è una domanda tanto difficile, Ferdrad. Tu assomigli così tanto a tuo padre. Tra i tre fratelli sei quello che gli assomiglia di più, nel corpo e nello spirito. Tua sorella diventa ogni giorno più simile a vostra madre ed Emeroth è uno spirito libero che percorre un sentiero influenzato da molte forze ma sopratutto dalla sua indomita forza di volontà. Tu invece sei proprio come tuo padre: vivi in balia di un Destino più grande di te. Ed infatti egli pagherà un tributo che non si aspetta...".
Ferdrad rimane ancora una volta in silenzio. Non si aspettava che la discussione potesse prendere questa piega. Poi con un colpo d'occhio non può fare a meno di notare due sguardi di donna provenire dal bosco: sono gli occhi di una vecchia, dallo sguardo distaccato e sornione e quelli di una donna, illuminati da una rabbia fredda. La lupa, intanto, con fare apparentemente molto disinvolto, come estranea a quello che le sta accandendo attorno continua lentamente a leccare il bambino, lavandolo con cura, anche i capelli.
"Hai forse perso di nuovo le parole lupo?" lo stuzzica la giovane "eppure prima ti piaceva tanto parlare di Destino, metterti in bocca quella parola credendo che avesse un qualche effetto su di noi" poi la giovane ride, di una risata argentea, venata da un piccola dose di crudeltà.
"Puoi provare a spaventarmi quanto vuoi, ma io so che anche voi siete soggette ad altri poteri: non avete potuto imporvi quando la Regina Ide ha deciso di revocare il suo patto".
"Ma ora né lei, né nessun'altra delle sue madri è qui a reclamare quanto è loro, quanto hanno perso nel bosco..." dice la voce della donna, con tono di sfida, facendosi avanti.
La lupa intanto ha finito di leccare il piccolo Moctha.
"Cosa vorresti dire ora?" chiede Ferdrad.
"Che se lo volessimo potremmo riprenderci quanto ci era stato promesso e poi negato! Lui" e la donna indica in direzione della lupa "doveva essere nos... dove l'hai nascosto misero mezzosangue?".
La donna e la giovane guardano in direzione della lupa grigia, ancora accucciata a terra, ma da sola. Il piccolo Moctha non c'è più. L'animale guarda nella loro direzione, con una strana luce nei suoi occhi tondi.
"L'ho fatto celare alla vostra vista, voi non avete potere su Eire..." risponde Ferdrad.
"Tu sei un pazzo!" dice furibonda la donna "fai cose di cui non comprendi a pieno le implicazioni".
"Forse, ma so che anche stavolta non lo potrete avere" risponde Ferdrad, dopo di ché volta loro le spalle e nell'arco di pochi istanti l'uomo non c'è più e il figlio della luna prende posto alle spalle della propria compagna.
"Ce ne andiamo, lupo" interloquisce finalmente la vecchia posando una mano ossuta sulla spalla della donna "ma ricorda che nonostante le nostre furbizie il Destino attende tutti...".
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